Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 10 n. 5

settembre-ottobre 1998

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, all'età di sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: diffondere la Coscienza di Krishna in tutto il mondo.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, Americhe, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha fondato templi, scuole, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questa Terra nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krishna.











La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra dasa

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; o si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 10 N. 5 - settembre-ottobre 1998

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


Sped. in Abb. Post. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale Firenze










SOMMARIO

ASSAPORARE LA COSCIENZA DI KRSNA
Una lezione di Srila Prabhupada

DIARIO DI VIAGGIO
NELLA TERRA DEGLI DEI

SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto

SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada

MAESTRI IN CUCINA
Menù rustico d'autunno

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Dove trarre il Nettare

I COMANDAMENTI ALLA LUCE
DELLE SCRITTURE VEDICHE

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava

LA FESTA DELLA DOMENICA















ASSAPORARE LA
COSCIENZA DI KRISHNA

Il Signore Supremo Si rivela
attraverso le Sue innumerevoli energie.

Conferenza tenuta a Mumbai, India, il 23 Febbraio 1974
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya della Società Internazionale per la Coscienza di Krsna.



"O figlio di Kunti, Io sono il sapore dell'acqua, la luce del sole e della luna, la sillaba om nei mantra vedici. Sono il suono nell'etere e l'abilità nell'uomo."
(Bhagavad-gita 7.8)

Questo verso descrive la natura onnipresente di Dio, la Persona Suprema. Dobbiamo sottolineare un'importante parola in questo verso: aham. Aham (io sono) significa che Krsna è una persona.
Krsna non ha mai detto: "Io sono impersonale". L'aspetto impersonale è una caratteristica di Krsna a cui Lui stesso si riferisce nel nono capitolo.
Krsna dice: _Io sono onnipresente grazie alla Mia energia".
Abbiamo già spiegato che Krsna ha infinite energie. I Veda asseriscono che la Verità Assoluta, la Persona Suprema, possiede molteplici energie. Il VisnuPurana afferma che qualsiasi cosa sperimentiamo è un'energia di Krsna. Possiamo sentire Krsna attraverso la Sua energia così come possiamo sentire il sole attraverso la sua luce e il suo calore. Nonostante i novantatré milioni di miglia di distanza dal sole, grazie alla sua energia, possiamo capire la costituzione del globo solare.
Nelle Upanisad è affermato che il Signore Supremo non ha bisogno di fare alcunché, nessuno è pari o più grande di Lui. Non ha bisogno di fare niente perché possiede infinite energie. Svabhaviki jnanabalakriya ca. Ogni cosa è compiuta in modo perfetto dalle Sue energie.
L'energia del Signore Supremo lavora anche nell'acqua, così la Sua energia può essere percepita anche nell'acqua. Noi usiamo l'acqua giornalmente bevendola. In questo modo possiamo percepire la presenza di Krsna, l'onnipresenza di Krsna, anche quando beviamo dell'acqua. "Nel sapore dell'acqua  Krsna dice  Io sono presente".
Quel sapore è l'aspetto impersonale di Krsna, ma al di là dell'aspetto impersonale c'è la persona. Krsna dice: "La natura materiale è sottoposta alla Mia supervisione." L'acqua è un prodotto della natura materiale, ma dietro l'esistenza dell'acqua c'è Krsna.
Si può capire Krsna studiando le Sue energie. A questo proposito Krsna dice: "Anche se ora non Mi vedete, potete farlo attraverso queste energie". Al livello preliminare, nessuno può vedere Krsna, sebbene Egli sia presente ovunque. Egli è presente perfino nell'atomo. Ma è necessario avere occhi qualificati per poterLo vedere, o sensi puri per poterLo percepire.
Tutto ciò è affermato negli sastra, ossia nelle Scritture: "Con questi sensi non siamo in grado di capire il Santo nome trascendentale di Krsna". A volte la gente non ci comprende: "Perché questa gente canta Hare Krsna?". Una persona comune, che ha sensi ordinari, non sarà in grado di capire il valore o la natura del nome del Signore.
Namadi significa "cominciando dal nome". E' possibile realizzare Dio cantando il Suo nome. Nama cintamanih krsnas caitanyarasavigrahah. Queste sono le descrizioni degli sastra. Nama, il Santo Nome del Signore, è completamente spirituale. Nama cintamanih krsnas caitanyarasavigrahah. Il nome di Krsna equivale a Krsna stesso, e coloro che cantano il maha-mantra Hare Krsna senza offese assaporano il nettare spirituale. Srila Rupa Gosvami ha scritto: "Se possedessi milioni di orecchie e milioni di lingue allora potrei godere del gusto trascendentale del canto del mahamantra Hare Krsna".
All'inizio, tuttavia, non è possibile per un uomo ordinario assaporare il gusto del Santo Nome. Per questo gli sastra affermano: atah Sri Krsna namadi na bhaved grahyam indriyaih. I nostri sensi contaminati non sono in grado di apprezzare il valore del Santo Nome di Krsna. Namaadi vuol dire che la nostra realizzazione di molte cose ha inizio col mahamantra Hare Krsna: le qualità di Krsna, i Suoi passatempi, le Sue forme, le Sue attività. Più cantiamo Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, più ci purifichiamo.
Cantare i Santi Nomi di Krsna col mahamantra non costa niente e non si ha niente da perdere. Tutti possono farlo. Il Santo Nome è stato dato liberamente da Sri Caitanya Mahaprabhu in modo che tutti possano avere la possibilità di cantare Hare Krsna.
A volte ci capita di incontrare degli amici che soltanto perché ci vedono, dicono "Hare Krsna". E' un buon segno, stanno imparando il valore del mahamantra Hare Krsna.
In quest'epoca è molto, molto importante cantare il Santo Nome per realizzare Dio. Gli sastra affermano kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha: "In Kaliyuga (l'epoca attuale), non esiste altro metodo per ottenere lo scopo della vita che il canto dei Santi Nomi del Signore".
Se non sei propenso al canto del mahamantra Hare Krsna, allora prova a capire Krsna secondo la descrizione che Egli fa di Se stesso nel verso di oggi. Questo metodo è proposto da Krsna stesso. Per vivere, l'uomo, deve bere acqua, non può evitarlo. Apsu significa qualsiasi liquido. Sia che tu beva latte o addirittura vino, trarrai sempre del gusto da qualsiasi liquido. Perciò Krsna afferma: "Mio caro Kaunteya, Arjuna, Io sono il sapore in quel liquido".
Vedete com'è facile. Nessuno può evitare di bere dei liquidi: coca cola oppure acqua o qualsiasi altra bevanda, tutti devono bere qualcosa. Così Krsna dice: "Io sono quel gusto".



ECCO KRSNA

Perciò ditemi, dov'è la difficoltà nel comprendere Krsna? La gente chiede "Puoi mostrarmi Krsna?" "Certo. Ecco Krsna. Vedi?" Noi usiamo il verbo "vedere" per indicare una percezione diretta. Quando dico "fammi vedere com'è questo mango" intendo dire che voglio mangiarlo, visto che lo sto già vedendo. In questo caso "vedere" significa assaggiarlo. Noi abbiamo diversi sensi attraverso i quali possiamo assaporare qualcosa. Grazie ai sensi acquisiamo esperienze, perciò cercate di sperimentare Krsna con questo metodo: ogni volta che bevete qualcosa con gusto, meditate "Questo gusto è Krsna". Vi sembra un modo molto difficile per ottenere la realizzazione di Krsna?
Il sapore dell'acqua infatti è Krsna, perché l'acqua è Krsna nel senso che essa è energia di Krsna proprio come il calore è l'energia del fuoco. Questa filosofia è definita acintyabhedabheda: unicità e differenza simultanee. L'intero universo è Krsna, ma appare diverso da Krsna, Bhagavan.
E' possibile capire ciò solamente con sensi purificati. Ma questo non è che il principio: raso ham apsu kaunteya.
E' Krsna che lo dice, non è una nostra idea. Se io dicessi: "Il sapore dell'acqua è Krsna" sarebbe diverso. Ma Krsna stesso dice: "Raso ham apsu kaunteya".
Perciò, perché non pensare a Krsna? Pensare a Krsna è uno dei nove procedimenti del servizio devozionale. Ricordando Krsna si avanza nel servizio devozionale e si diventa degli yogi perfetti. Come?
"E di tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me e Mi adora servendoMi con un amore trascendentale è il più intimamente legato a Me ed è il più grande di tutti". Non appena bevete qualcosa, provate a pensare: "Ecco Krsna".
Certamente berrete molte volte al giorno, così, se ricordate Krsna ogni volta, gradatamente diventerete coscienti di Krsna. Krsna prescrive questo semplice sistema per ricordarLo. Poi dà un altro metodo: prabhasmi sasisuryayoh "Io sono la luce del sole e della luna." Così, appena vedete la luce del sole al mattino, potrete pensare: "Ecco Krsna". E di notte, quando il sole scompare e c'è la luna presente: "Ecco Krsna".
Se siete studiosi appassionati di mantra vedici, allora reciterete l'om perché i mantra vedici cominciano con om, come ad esempio om tad visnuh paramam padam sada pasyanti surayah oppure om bhur bhuvah svah tat savitur varenyam.
Om, ossia l'omkara, è Krsna. Molte persone amano recitare l'omkara, ed è un bene perché l'omkara è Krsna. Quindi potremo perfezionare la nostra esistenza anche soltanto ricordando che l'omkara è Krsna, perché lo scopo finale della vita è diventare coscienti di Krsna.
Ci sarà quindi possibile diventare coscienti di Krsna quando beviamo, vedendo la luce del sole o della luna, mentre recitiamo l'om, e perfino ascoltando un suono  sabda khe  si può ricordare che Krsna è quel suono e così diventare coscienti di Krsna. "Io sono l'abilità nell'uomo". In questo mondo materiale, si incontrano molte persone con cui relazionare. Alcune sono molto, molto importanti. Grandi industriali, sommi eruditi, importanti banchieri, ecc. Chi ha una tale posizione è chiamato paurusam, "colui che ha ottenuto la perfezione nel mondo materiale". Invece di invidiarlo si dovrebbe pensare: "Egli ha ottenuto questo successo perché ha ricevuto un po' di forza da Krsna".
Ogni cosa meravigliosa prodotta dagli uomini è in realtà creata grazie all'energia di Krsna.
Non è affatto difficile diventare coscienti di Krsna, non costa niente e non c'è alcuna perdita. Con le vostre semplici azioni di tutti i giorni potrete diventare coscienti di Krsna.
Questo è il programma. Lo diciamo a tutti: "Cantate il mantra Hare Krsna" Kirtanyah sada harih. Il mantra Hare Krsna dovrebbe essere cantato ventiquattro ore al giorno. Ma se il canto diventa difficile o monotono, potrete ricordare Krsna in altri modi: bevendo dell'acqua, vedendo la luce del sole o della luna, cantando i mantra vedici e perfino ascoltando i suoni nell'etere.
Sentiamo sempre tantissimi suoni, e se ricorderemo questo verso della Bhagavadgita, potremo ricordarci di Krsna ascoltando qualsiasi suono. Il suono "Hare Krsna" è trascendentale, ma se non vi piace potrete ricordare Krsna ascoltando un suono qualsiasi. Ogni suono proviene dal suono originale, ma è coperto da maya, l'illusione.



MATERIALE O SPIRITUALE?

Qual è la differenza fra materiale e spirituale? Tutto è spirituale. Sarvam khalv idam brahma. Ma quando qualcosa è coperta da maya, allora è materiale. Che cos'è maya? La dimenticanza di Krsna.
L'acqua è spirituale perché è l'energia di Krsna. Come potrebbe essere diversa da Krsna? E dato che usiamo l'acqua in tantissimi modi, come potremmo dimenticarci di Krsna?
Il movimento per la coscienza di Krsna sta diffondendo la conoscenza della Bhagavadgita così com'è. Come è possibile diventare facilmente coscienti di Krsna senza perdita e con grande guadagno?
Avvantaggiandosi del movimento per la coscienza di Krsna. Diventando coscienti di Krsna il profitto sarà molto, molto grande perché più si diventa coscienti di Krsna, più Krsna Si rivelerà a noi.
Con i sensi grossolani non è possibile capire Krsna, non è possibile realizzare Krsna. Attualmente, i nostri sensi sono grezzi perché sono coperti dalla dimenticanza di Krsna, da maya, perciò devono essere purificati.
Questa dimenticanza di Krsna deve essere rimossa, questo è il metodo: raso ham apsu kaunteya.
Seguendo questo procedimento, ricordando che il sapore dell'acqua è Krsna, una percentuale di dimenticanza di Krsna viene rimossa. Nello stesso modo potrete ricordare Krsna vedendo la luce del sole e della luna, o recitando l'omkara o in moltissimi altri modi descritti nei versi precedenti. Cercate di capire Krsna in questo modo, ciò non richiede una cultura elevata o una cultura vedica.
Servizio devozionale significa purificazione dei sensi che in questo momento sono coperti da maya. Ma maya può essere rimossa semplicemente ricordando Krsna ad ogni passo. Se impegnate anche soltanto la vostra jihva. (jihva significa "lingua"): La purificazione ha inizio impegnando la lingua nel servizio devozionale. Perciò vi consigliano di usare la vostra lingua per cantare l'Hare Krsna mahamantra e per gustare il prasada di Krsna, il cibo offerto a Krsna.
Tutto ciò non è affatto difficile. Non c'è alcun bisogno di studiare la conoscenza vedica più elevata; questa conoscenza un giorno vi sarà automaticamente rivelata.
Potrete diventare coscienti di Krsna anche usando le orecchie. Nello SrimadBhagavatam è affermato: "Ascoltare e cantare ciò che riguarda Krsna sono azioni pie". In questo momento state ascoltando le parole della Bhagavadgita. Queste sono le parole di Krsna stesso.
Ci sono nove tipi di servizio devozionale, cominciando dall'ascolto. Noi stiamo aprendo molti centri proprio per dare alla gente la possibilità di ascoltare ciò che riguarda Krsna. Se facciamo questo, Krsna ne sarà compiaciuto: "Oh, sta ascoltando qualcosa che riguarda Me." E poi cosa fa? Anche se non comprendete ciò che ascoltate, Krsna accetterà il vostro ascolto come un'attività pia da parte vostra e più diventerete pii, più potrete capire Krsna.
Le persone empie non possono capire Krsna, ma chi è libero da atti malvagi può capirlo. Ascoltare ciò che riguarda Krsna è un'azione pia. Se comprendete è una buona cosa, ma anche se non capite la lettura della Bhagavadgita oppure la vibrazione del mahamantra, il solo fatto di cantare Hare Krsna ci purificherà. Noi non possiamo capire chi siamo, chi è Dio e qual è la nostra relazione con Lui perché siamo avvolti nelle nostre attività colpevoli. Più o meno tutti noi in questo mondo materiale siamo duskrtinah, peccatori. Per questo è molto difficile per noi comprendere Krsna. Perciò dobbiamo approfittare del movimento per la coscienza di Krsna e ogniqualvolta si presenta la possibilità di sentir parlare di Krsna, dobbiamo avvalerci di questa opportunità.



VEDERE KRSNA AD OGNI PASSO

Imparate a diventare coscienti di Krsna. Cercate di comprendere Krsna ad ogni passo della vostra vita.
In questo capitolo verranno indicati molti modi per percepire Krsna. Si inizia attraverso il gusto. Tutti beviamo acqua od altro perciò cerchiamo di gustare il liquido pensando "Questo è il sapore di Krsna". Quando vediamo la luce del sole il mattino pensiamo "Qui c'è Krsna".
Ci sono sempre dei suoni, soprattutto in una città come Bombay. E' piena di suoni. Perciò basta un suono qualsiasi per ricordare: "Questo suono è Krsna". Sabdah khe. E ogni qualvolta incontrate una persona importante, potente o famosa, pensate "Questo suo talento è la misericordia di Krsna". Se continuate questa pratica, se cantate il mahamantra Hare Krsna e se ascoltate ciò che riguarda Krsna da anime realizzate, allora, gradualmente, avanzerete nella coscienza di Krsna. E quando avrete raggiunto la perfezione, le attività di Krsna vi saranno rivelate. E quando Krsna Si manifesta potrete capire chi è Krsna, il Suo nome, le Sue attività, i Suoi passatempi. Tutto sarà rivelato, e allora potrete capire perfettamente. Noi non possiamo capire perfettamente, ma per lo meno, per quanto la nostra capacità ce lo consente, possiamo conoscerLo. E se riusciamo a capire Krsna anche soltanto un po', allora la nostra vita sarà un successo. Quando lasceremo il corpo andremo da Krsna. Normalmente quando lasciamo il corpo ne prendiamo un altro. La Bhagavadgita dice, tatha dehantarepraptih. Dobbiamo rompere questa catena. Noi facciamo tutto il possibile per risolvere i problemi materiali. I veri problemi sono janmamrtyu-jaravyadhi: nascita, morte, vecchiaia e malattia. Ma noi possiamo vincerli. Non più nascita. "Allora sono finito?" No, non sei finito. "Venite da Me". Tornate a casa. Tornate da Dio. Questo è il metodo della coscienza di Krsna.
E' molto semplice e tutti possono adottarlo. Perché dovreste abbandonarlo? Prendetelo molto seriamente e siate felici.















Diario di Viaggio nella Terra degli Dei

Di Jaya Vijaya Dasa

Nel 1995, piccoli gruppi di devoti hanno attraversato tutta l'India raccogliendo l'acqua di innumerevoli fiumi sacri con la quale bagnare la murti (forma scolpita) di Srila Prabhupada nel giorno del centenario della sua nascita. Uno dei gruppi, l'ISKCON Padayatra dell'India, che viaggia a piedi in tutta l'India predicando il messaggio di Sri Caitanya, ha visitato due dei più importanti luoghi sacri dell'Himalaya:
Yamunotri, la sorgente del fiume Yamuna e Gangotri, la sorgente del fiume Gange.



Eccone il diario di viaggio:

Yamunotri

_Abbiamo cominciato il nostro viaggio a piedi da Rishikesh, lasciandoci dietro il carro delle Divinità trainato dai buoi che generalmente viaggia con noi e ci siamo diretti verso la valle di Yamunotri attraversando Teri e Barkuth. Da Yamunotri ci siamo arrampicati fino a Saptarishi Kund, la vera sorgente del fiume Yamuna dove i sette rsi (sette grandi saggi nati da Brahma) compiono le loro austerità.
E' stata una scalata difficile e, a causa dell'altitudine, sarebbe risultata impossibile senza una guida (Yamunotri è situata a 3.185 metri sul livello del mare e Saptarishi Kund a 4.421 metri). Arrivati in cima scoprimmo che non vi era un kund (lago) solo ma addirittura sette, tuttavia a causa della stanchezza non riuscimmo a proseguire oltre il primo. Raccogliemmo l'acqua santa e scendemmo di nuovo verso la valle di Yamunotri".



Figure:
(A fianco) Vista panoramica della valle alle pendici di Badrinath.
(Sopra) Devoti in viaggio alla volta delle sacre acque.
(Sotto) Divinità di Vyasadeva custodita in una grotta dell'Himalaya.



Gangotri

_Dopo qualche giorno riprendemmo la strada per Gangotri. Seguendo la strada principale il viaggio sarebbe durato diversi giorni così decidemmo di attraversare la campagna per un totale di circa cinquanta chilometri.
La nostra prima tappa fu Dodital, il luogo dove migliaia di anni fa apparve Ganesa. Dodital sorge sulle sponde di un bellissimo lago situato nella foresta lussureggiante. Il luogo emana un profondo senso di pace che non tardammo a percepire e seduti nel piccolo tempio dedicato a Ganesa ascoltammo la sua storia:
"Un giorno Parvati voleva bagnarsi in privato nel bellissimo lago della foresta. Dallo sporco del suo corpo creò un ragazzo al quale raccomandò di controllare la vallata e di non lasciar avvicinare nessuno. Quando Siva, il suo sposo, arrivò nelle vicinanze fu preso dall'ira verso il ragazzo che gli bloccava il passaggio e presto i due si impegnarono in una lotta che si concluse con la decapitazione del ragazzo. Quando Parvati udì l'accaduto andò su tutte le furie e informò Siva di aver appena ucciso il suo stesso figlio. Dopo aver ascoltato la spiegazione di sua moglie, Siva, inviò un gruppo di suoi seguaci nella foresta con l'ordine di portargli la testa del primo essere vivente che avessero incontrato. Così, i fedeli servitori, tagliarono di netto la testa di un elefante e la portarono al loro signore che l'appoggiò sul corpo del ragazzo dando vita a Ganesa".
Spendemmo la notte sul sentiero che circonda il tempio da poco costruito. L'antico tempio fu distrutto durante un terremoto nel 1991. Qualcuno ci disse che la vista aerea del lago rivela la sua forma particolare a testa di elefante la cui proboscide è costituita dalla sorgente del fiume Asi.
Il mattino successivo ci dirigemmo verso la città di Uttakarsi e presto raggiungemmo Gangotri dove rimanemmo per tre giorni godendo del clima meraviglioso. Da Gangotri a Gaumukh, la sorgente del fiume Bhagirathi Ganga, la distanza è breve e percorremmo i diciotto chilometri che ci separavano dal luogo con sorprendente facilità.
Le Scritture vediche raccontano che per rallentare la caduta del Gange dai pianeti celesti che con la sua forza avrebbe distrutto la terra, Siva lo accolse sul suo capo dal quale, poi, si divise in diversi rami. Il ramo principale si riversò nell'area di Gaumukh e formò il Bhagirathi.
Quando il Gange toccò la Terra, a causa dell'altitudine, il fiume si congelò e la sorgente divenne un ghiacciaio. Molti anni fa la sorgente del Gange si trovava a Gangotri ma a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle attività peccaminose del Kaliyuga, l'età in cui ci troviamo, oggi, per raggiungere la sorgente del fiume occorrono due giorni di cammino.
Il Gange non nasce come un piccolo rigagnolo ma come un grande flusso d'acqua che scorre sotto il ghiacciaio. Nelle vicinanze si sente sempre il rumore del ghiaccio che si muove e si spezza e il ruggito del fiume e il suono di grandi massi che rotolano arriva fino a Gangotri.
Da Gangotri, cinque membri del gruppo si avventurarono fino a Kedertal, 2.000 metri sopra Gangotri (3.200 m s.l.m.), dove si trova un lago incantevole, per continuare la raccolta delle acque sante in altri luoghi.
La nostra spedizione attraverso i luoghi santi è stata un'esperienza meravigliosa che ci ha riservato numerosi doni spirituali. Ma la nostra più grande soddisfazione è stata quella di avere avuto la possibilità di distribuire i libri di Srila Prabhupada in luoghi talmente remoti da non essere mai stati visitati da alcun devoto. Molta della gente incontrata non era in grado di leggere e scrivere ma tutti ricevevano con gioia le centinaia di foto di Srila Prabhupada che abbiamo distribuito annunciando il giorno del suo centenario".

(A fianco) Asceta in meditazione sulle rocce di Gangotri.

(Sotto) Pellegrini che solcano le acque del Gange su barche dalle fattezze arcaiche.















Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

SRIMADBHAGAVATAM

'UNDICESIMO CANTO'



SRIMADBHAGAVATAM

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



CANTO 11



CAPITOLO 2


VERSO 35


yan asthaya naro rajan
na pramadyeta karhicit
dhavan nimilya vanetre
na skhalen na pated iha

yan: che (significa); asthaya:
accettando; narah: un uomo; rajan: o
re; na pramadyeta: non è confuso;
karhicit: mai; dhavan: che corre;
nimilya: chiudendo; va: oppure; netre:
gli occhi; na skhalet: non inciamperà; na
patet: non cadrà; iha: su questa strada.



TRADUZIONE

O re, chi accetta il metodo del
servizio devozionale a Dio, la
Persona Suprema, non sbaglierà mai
strada in questo mondo. Anche se
corresse ad occhi chiusi, non potrà
mai inciampare o cadere.



SPIEGAZIONE

Secondo Srila Sridhara Svami, il termine anjah,
"facilmente", usato nel verso precedente, viene
spiegato in questo verso. Egli afferma,
anjah-padenoktam su-karatvam vivrnoti:
"L'uso del termine anjah stabilisce la semplicità
dell'esecuzione del bhakti-yoga, come sarà
spiegato in questo verso." Nella Bhagavad-gita
(9.2) il Signore stesso afferma,
pratyaksavaga-mam dharmyam susukham
kartum avyayam: "Il metodo del servizio
devozionale a Dio, la Persona Suprema, è
eterno, molto gioioso e naturale." Srila
Prabhupada commenta: "Il metodo del servizio
devozionale è un metodo molto gioioso. Perché?
Il servizio devozionale consiste di sravanam
kirtanam visnoh, perciò è possibile limitarsi ad
ascoltare le glorie del Signore o ad assistere a
conferenze filosofiche sulla conoscenza
trascendentale tenute da acarya autorizzati. E'
sufficiente restare seduti per imparare; inoltre si
possono mangiare gli avanzi del cibo offerto a
Dio, dei buoni piatti gustosi. In ogni fase il
servizio devozionale è pieno di gioia. Ci si può
dedicare al servizio di devozione anche nella
miseria più nera. Il Signore dice, patram puspam
phalam: è pronto ad accettare dal devoto
qualsiasi offerta, non importa di che cosa si tratti.
Anche solo una foglia, un fiore, un pezzetto di
frutto o un po' d'acqua, che si possono trovare
facilmente in ogni parte del mondo, possono
essere offerti da qualsiasi persona, senza
considerazioni di posizione sociale, e saranno
accettati, se sono stati offerti con amore. La
storia ne offre molti esempi. Semplicemente
assaggiando le foglie di tulasi offerte ai piedi di
loto del Signore, grandi saggi come
Sanat-kumara diventarono grandi devoti. Perciò
il metodo devozionale è molto bello, e può
essere compiuto in un sentimento di felicità. Dio
accetta soltanto l'amore con cui le cose Gli
vengono offerte."
Il punto essenziale da capire in questo verso è
che nell'atto di sottomissione a Dio, la Persona
Suprema, l'essere vivente dice al Signore: "Mio
caro Signore, sebbene io sia un peccatore del
tutto privo di qualità, e per così lungo tempo
abbia cercato di dimenticarTi, ora prendo rifugio
ai Tuoi piedi di loto. Da questo giorno in poi io
sono Tuo. Tutto ciò che possiedo il mio corpo,
la mente, la famiglia, le ricchezze ora lo offro ai
Tuoi piedi di loto. Ti prego, fa' di me ciò che
vuoi." Il Signore Supremo, Krsna, ha
ripetutamente assicurato nella Bhagavad-gita
che Egli proteggerà e salverà un essere così
sottomesso, riportandolo a Dio, nella sua dimora
originale, affinché goda di una vita eterna nel
regno personale del Signore. La qualità primaria,
che consiste nel sottomettersi al Signore, è
dunque tanto grande e spiritualmente potente
che perfino nel caso in cui l'anima sottomessa sia
carente in altri aspetti della virtù, il Signore
stesso protegge la sua posizione elevata. In altri
metodi, invece, come nel caso dello yoga,
poiché si dipende dalla propria determinazione e
intelligenza, e non si cerca veramente rifugio nel
Signore, si è soggetti a cadere in qualsiasi
momento, dato che si è protetti soltanto dalla
propria potenza instabile e limitata. Perciò, come
afferma lo Srimad-Bhagavatam (10.2.32),
aruhya krcchrena param padam tatah /
patanty adho 'nadrta-yusmad-anghrayah : chi
lascia il rifugio dei piedi di loto del Signore
Supremo per cercare invece di progredire nel
metodo dello yoga con la propria
determinazione, oppure chi cerca di progredire
nella conoscenza con il proprio potere
speculativo, certamente dovrà ricadere
nuovamente al livello mediocre della materia,
perché in tal caso l'unica protezione sarà la
propria forza limitata. Per questo gli acarya
Vaisnava, nei loro commenti a questo verso,
hanno illustrato in vari modi l'enorme superiorità
del bhakti-yoga, il puro servizio devozionale. A
questo proposito, Sridhara Svami afferma,
nimilya netre dhavann api iha esu
bhagavata-dharmesu na skhalet-nimilanam
namajnanam, yathahuh 'sruti-smrti ubhe
netre vipranam parikirtite / ekena vikalah
kano dvabhyam andhah prakirtitah' iti.
"Perfino correndo con tutti e due gli occhi chiusi,
un devoto che situato sulla via del
bhagavata-dharma non inciamperà. 'Chiudere
gli occhi' si riferisce al fatto di essere
nell'ignoranza [di ciò che insegnano le Scritture
vediche]. E' detto: 'Le Scritture chiamate sruti e
smrti sono i due occhi del brahmana. Senza
una di esse, il brahmana è orbo da un occhio, e
quando è privo di entrambe viene considerato
completamente cieco.'"
Nella Bhagavad-gita (10.10-11) il Signore ha
affermato chiaramente che se anche un devoto è
carente o ignorante nella conoscenza vedica, Lui
stesso lo illumina personalmente dall'interno del
cuore, sempre che il devoto s'impegni veramente
nel servizio d'amore al Signore. A questo
proposito Srila Prabhupada afferma: "Quando
Sri Caitanya era a Benares, impegnato a
diffondere il canto Hare Krsna, Hare Krsna,
Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare
Rama, Rama Rama, Hare Hare, migliaia di
persone cominciarono a seguirLo.
Prakasananda, uno studioso molto erudito e
influente della Benares di quel tempo, derise Sri
Caitanya considerandoLo un sentimentale.
Talvolta i filosofi criticano i devoti, perché
pensano che essi siano in gran parte situati nelle
tenebre dell'ignoranza, e dal punto di vista
filosofico non siano altro che ingenui sentimentali.
In realtà non è così. Ci sono studiosi
estremamente eruditi che hanno sostenuto la
filosofia della devozione; ma anche se un devoto
non approfittasse delle loro opere o del suo
maestro spirituale per diventare più colto,
sempre che sia sincero nel suo servizio
devozionale, sarà aiutato da Krsna stesso nel
cuore. Perciò non è possibile che un devoto
sincero impegnato nella coscienza di Krsna sia
privo di conoscenza. L'unica qualifica consiste
nell'eseguire il servizio devozionale in piena
coscienza di Krsna."
Questa facilitazione offerta dal Signore non può
comunque giustificare le speculazioni non
autorizzate, presentate sul servizio devozionale in
nome della devozione spontanea. A questo
proposito, Srila Visvanatha
Cakravarti Thakura ha affermato,
bhagavat-prapty-artham
prthan-marga-karanam tv ati-dusanavaham
eva: "Se una persona si costruisce da sé il
proprio metodo di servizio devozionale allo
scopo di raggiungere il Signore Supremo, a
causa delle sue speculazioni ben presto si troverà
nella completa rovina." Srila Visvanatha
Cakravarti Thakura continua a citare:

sruti-smrti-puranadi-
pancaratra-vidhim vina
aikantiki harer bhaktir
utpatayaiva kalpate

"Se la nostra pretesa pura devozione al Signore,
Hari, non prende in considerazione le regole di
sruti, smrti, Purana e Pancaratra, essa sarà
soltanto un disturbo per la società." In altre
parole, anche se una persona non è erudita nelle
Scritture vediche, ma s'impegna nel servizio
d'amore al Signore dev'essere considerata un
puro devoto; nondimeno, questa amorevole
devozione non può in alcun modo contraddire le
ingiunzioni delle Scritture rivelate.
Gruppi di persone come i prakrta-sahajiya
ignorano le normali regole del dharma Vaisnava
e s'impegnano in attività illecite e degradate,
travestendosi da Radha e Krsna in nome delle
devozione spontanea. Pretendono che questa
devozione spontanea sia stata rivelata dal
Signore stesso, e sostengono perciò di non aver
bisogno di fare riferimento alle normali Scritture.
Similmente, in tutto il mondo si trovano falsi
religiosi che si costruiscono la loro personale
religione affermando di ricevere la conoscenza
dal Signore stesso, all'interno del cuore. Perciò è
molto importante capire l'insegnamento di questo
verso, cioè che la rivelazione spontanea del
Signore nel cuore non è destinata ad alterare il
metodo eterno del servizio devozionale al
Signore, ma ad offrire una facilitazione
supplementare al devoto sincero che non
conosce le Scritture rivelate. In altre parole, le
Scritture rivelate descrivono l'eterno metodo del
servizio al Signore. Poiché il Signore è eterno, e
l'essere vivente è eterno, anche il metodo che
regola la loro relazione d'amore è eterno. Il
Signore non cambia mai la propria natura
essenziale, e nemmeno l'essere vivente. Non
esiste quindi alcun bisogno di cambiare il metodo
essenziale del servizio d'amore al Signore. Le
speciali rivelazioni del Signore sono destinate a
dare la conoscenza delle Scritture in un altro
modo, e non a contraddire la conoscenza
contenuta nelle Scritture.
Srila Visvanatha Cakravarti Thakura d'altra
parte ha affermato che se un devoto mette in
pratica tutti i princìpi di base del bhakti-yoga, e
progredisce nel servizio devozionale, non
dovrebbe essere criticato per il fatto che trascura
le procedure secondarie. Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, per esempio, ha
fondato centinaia di comunità spirituali nei Paesi
occidentali al fine di mettere in pratica la
coscienza di Krsna. I devoti di queste comunità
rinunciano ad ogni pratica di sesso illecito, al
gioco d'azzardo e alla speculazione, al consumo
di sostanze inebrianti e intossicanti e al consumo
di carne, per impegnarsi costantemente nel
servizio a Krsna. Questi seguaci di Srila
Prabhupada sono in grado di fare meravigliosi
progressi sulla via spirituale e di convertire molte
migliaia di persone al metodo del servizio
devozionale. In effetti, tutti i componenti fedeli
dell'ISKCON che seguono le regole prescritte
rimangono liberi dalla contaminazione materiale e
progrediscono visibilmente sulla via che li riporta
a Dio, nella nostra dimora originale. Questi
devoti dell'ISKCON non possono forse mettere
in pratica tutti i particolari del sistema
varnasrama-dharma. In realtà, molti devoti
occidentali possono a malapena pronunciare le
parole sanscrite, e non sono molto esperti nel
compiere elaborati sacrifici basati sul canto dei
mantra e sull'offerta di oblazioni, ma poiché
compiono tutti i princìpi essenziali del
bhakti-yoga, abbandonando la gratificazione dei
sensi materiale e impegnandosi costantemente nel
servizio d'amore a Krsna, si trovano in una
posizione che è garantita sia in questa vita sia
nella prossima.
Abbiamo visto molti raffinati studiosi di Sanscrito
ed esperti eruditi in tutti i dettagli dei sacrifici
vedici che stentano perfino a seguire i princìpi di
base della vita umana (niente sesso illecito, gioco
d'azzardo e speculazioni, niente consumo di
carne e sostanze inebrianti). Questi brillanti
studiosi ed esecutori di rituali sono generalmente
attaccati in modo evidente a un concetto
materiale della vita, ed amano la speculazione
mentale. Sebbene nella Bhagavad-gita il
Signore stesso abbia fornito la conoscenza
perfetta per ogni tempo, questi cosiddetti studiosi
si considerano più intelligenti del Signore e
speculano sul significato delle Scritture vediche.
Simili speculazioni costituiscono certamente una
caduta dalla perfetta vita spirituale; che dire
dunque delle attività interessate materiali, che
sono illusorie in ogni significato del termine. I
devoti trascendentali sono in grado di rimanere
distaccati dalla contaminazione dell'attività
interessata e della speculazione mentale, e questo
è il significato essenziale del verso.
Srila Visvanatha Cakravarti Thakura ci ha
messo in guardia sul fatto che le parole yan
asthaya indicano che la posizione elevata del
Vaisnava non può mai essere attribuita a una
persona che non segue le regole di base del
bhakti-yoga, né può applicarsi a una persona
che talvolta serve Krsna e talvolta serve
l'energia illusoria, maya, con la speculazione
mentale o le attività interessate. Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura ha concluso:
"In tutti i dharma, all'infuori del
bhagavata-dharma, è necessario prendere in
considerazione le qualità dell'anima condizionata.
Ma un'anima sottomessa al Signore non è mai
confusa dall'errore, perfino
quando manca di qualsiasi altra qualifica. I suoi
piedi non inciampano mai, e non lo fanno mai
cadere. Anche se vagasse in questo mondo a
capriccio, risiederà sempre in un luogo propizio,
grazie alla sua incrollabile adorazione. La
potenza unica del bhagavata-dharma non
appare in nessun altro dharma del mondo. Non
c'è paragone tra una persona sottomessa che ha
preso rifugio nel bhagavata-dharma e una
persona che pratica un qualsiasi altro dharma."



VERSO 36


kayena vaca manasendriyair va
buddhyatmana vanusrta-svabhavat
karoti yad yat sakalam parasmai
narayanayeti samarpayet tat

kayena: con il corpo; vaca: con le parole;
manasa: la mente; indriyaih: i sensi; va: oppure;
buddhya: con l'intelligenza; atmana: la
coscienza purificata; va: oppure; anusrta:
seguita; svabhavat: secondo la propria natura
condizionata; karoti: una persona fa; yat yat:
qualunque cosa; sakalam: tutto; parasmai: al
Supremo; narayanaya iti: pensando "Questo è
per Narayana"; samarpayet: dovrebbe offrire;
tat: quello.



TRADUZIONE

Sulla base della particolare natura acquisita
nel corso della vita condizionata, tutto ciò
che si fa con il corpo, con le parole, la
mente, i sensi, l'intelligenza o la coscienza
pura dovrebbe essere offerto al Supremo
pensando: "Questo è destinato al piacere di
Sri Narayana."



SPIEGAZIONE

Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati ha commentato
a questo proposito che una persona impegnata
con tutte le attività sensoriali del corpo, della
mente, delle parole, dell'intelligenza, dell'ego e
della coscienza, nel servizio del Signore
Supremo non può essere considerata al
medesimo livello
di un karmi che lavora per la propria
gratificazione personale dei sensi. Benché
all'apparenza possa sembrare ancora un'anima
condizionata, chi offre i frutti di tutte le sue
attività al Signore non può più essere toccato
dalle innumerevoli sofferenze determinate dalle
reazioni alle attività materiali.
L'inimicizia contro Dio, la Persona Suprema, e
contro la Sua onnipotente autorità spinge l'essere
condizionato a compiere attività che si
oppongono all'ordine del Signore. Eppure, le
anime realizzate continuano a compiere ogni
genere di attività in questo mondo per portare a
termine la missione del Signore Supremo.
Secondo Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura, i karmi che sono abbastanza virtuosi
seguono l'esempio delle anime realizzate
cercando di offrire il frutto dei loro doveri ai
piedi di loto del Signore. Benché questo sia
considerato karma-misra-bhakti, servizio
devozionale misto al desiderio di compiere
attività interessate, tale genere di servizio
devozionale misto si trasforma gradualmente in
puro servizio devozionale. Quando,
gradualmente, coloro che compiono attività
interessate si distaccano, dalla falsa filosofia che
incita a "godere dei frutti del proprio duro
lavoro", il puro servizio devozionale li
ricompensa con una grande fortuna.
Srila Sridhara Svami ha commentato, atmana
cittenahankarena va anusrto yah svabhavas
tasmat: benché ci si possa trovare ancora
soggetti alla concezione materiale della vita,
bisogna offrire i frutti del proprio lavoro a Dio, la
Persona Suprema. Le persone che hanno del
Signore un concetto primitivo e materiale Lo
considerano presente soltanto nel tempio o nella
chiesa. Presentano qualche offerta al Signore nel
luogo di adorazione, ma nel corso delle loro
normali attività pretendono di essere i proprietari,
senza pensare che Dio è presente in ogni luogo e
in ogni essere. Abbiamo un'esperienza diretta di
molti cosiddetti religiosi che si offendono a morte
quando i loro figli cercano di diventare servitori
del Signore Supremo. Pensano: "Dio dovrebbe
accontentarsi delle umili offerte che io Gli
presento, ma la mia famiglia e i miei affari
appartengono a me e sono sotto il mio
controllo." La percezione di qualcosa che sia
separato da Dio, la Persona Suprema, o dalla
Sua proprietà è detta maya, illusione. Srila
Sridhara Svami ha citato, na kevalam vidhitah
krtam eveti niyamah; svabhavanusari
laukikam api: "La regola secondo la quale
bisogna servire il Signore Supremo non si
riferisce soltanto alle vie religiose prescritte, alle
cerimonie e alle regole; in realtà, tutte le attività
che vengono compiute in questo mondo,
secondo la propria natura personale, dovrebbero
essere dedicate a Dio, la Persona Suprema."
Le parole karoti yad yat sakalam parasmai
narayanayeti samarpayet
tat di questo verso sono molto significative. Un
verso simile si trova nella Bhagavad-gita (9.27):

yat karosi yad asnasi
yaj juhosi dadasi yat
yat tapasyasi kaunteya
tat kurusva mad-arpanam

"O figlio di Kunti, tutto ciò che fai e che mangi,
tutto ciò che offri e distribuisci, e tutte le austerità
che pratichi dovrebbero essere compiute come
un'offerta alla Mia Persona." Si potrebbe
obiettare: Dal momento che le nostre attività
ordinarie sono compiute con il corpo materiale e
con la mente materiale, e non dall'anima
spirituale, come si possono offrire queste attività
al Signore Supremo, che trascende
completamente il mondo materiale? In che modo
tali attività possono essere considerate spirituali?
Per rispondere a questa domanda, il Visnu
Purana afferma (3.8.8):

varnasramacara-vata
purusena parah puman
visnur aradhyate pantha
nanyat tat-tosa-karanam

"Chi desidera soddisfare Dio, la Persona
Suprema, Visnu, deve accettare il sistema del
varnasrama-dharma e adorare il Signore con
l'esecuzione dei suoi doveri prescritti." Nella
Bhagavad-gita (4.13), il Signore Supremo Si
assume personalmente il credito di aver stabilito
il sistema del varnasrama-dharma:
catur-varnyam maya srstam
guna-karma-vibhagasah. Perciò quando si
offre il proprio lavoro all'interno del sistema del
varnasrama-dharma al Signore Supremo,
questo lavoro è considerato servizio
devozionale. Secondo la propria svabhava, la
propria natura, si può lavorare come intellettuale
o sacerdote, come amministratore o militare,
come agricoltore o commerciante, come operaio
o artigiano. E nel corso del proprio lavoro tutti
dovrebbero meditare su Dio, la Persona
Suprema, pensando, yat sakalam parasmai
narayanaya: "Io lavoro per il Signore Supremo.
Qualsiasi risultato derivi dal mio lavoro,
accetterò il minimo indispensabile per il mio
mantenimento personale, e il resto lo offrirò per
la glorificazione di Narayana."
Srila Jiva Gosvami ha precisato, kaminam tu
sarvathaiva na duskarmarpanam: non si può
offrire a Dio, la Persona Suprema, un'attività
malvagia o peccaminosa, duskarma. I quattro
pilastri del peccato sono il sesso illecito, il
consumo di carne, il gioco d'azzardo, la
speculazione, e il consumo di sostanze inebrianti.
Queste attività non sono mai accettabili come
offerte da presentare a Dio, la Persona
Suprema. Possiamo fare questo esempio: in una
società libera ogni persona può scegliersi
l'occupazione che preferisce, ma neppure un
governo democratico permetterà a un
cittadino di scegliersi il mestiere di ladro o di
assassino. Analogamente, secondo le leggi di Dio
siamo tutti invitati a lavorare secondo la nostra
natura all'interno del sistema varnasrama, ma è
proibito adottare un modo di vivere criminale,
che si basi sul peccato e sulla violazione delle
leggi di Dio.
Srila Visvanatha Cakravarti ci ha descritto in
modo chiaro come si dovrebbero offrire le
proprie attività ordinarie al Signore Supremo.
Egli spiega: una persona comune, interessata alla
gratificazione dei sensi, inizia le sue attività il
mattino andando al bagno per orinare e
defecare, poi si lava la bocca, si pulisce i denti,
fa il bagno, incontra gli amici e i parenti e
discorre con loro degli impegni della giornata.
Durante il giorno ci sono molte altre attività, e chi
è interessato alla gratificazione dei sensi le esegue
tutte per il proprio piacere personale. Il karmi
d'altra parte, lavorando sotto la giurisdizione di
quella parte dei Veda chiamata karma-kanda,
compirà le stesse attività per il piacere degli
esseri celesti e dei suoi antenati. Su questa base
Srila Visvanatha Cakravarti Thakura afferma
che il devoto del Signore Supremo, Narayana,
dovrebbe compiere tutte le sue attività quotidiane
per il piacere del Signore Supremo. In questo
modo tutto ciò che facciamo durante il giorno
diventerà bhakty-anga, ossia un aspetto
supplementare del nostro servizio devozionale a
Krsna.
Dovremmo comprendere che finché ci si
identifica come appartenenti alle suddivisioni del
varnasrama-dharma invece che come
frammenti infinitesimali di Krsna, ci troviamo
ancora a livello dell'ahankara, del falso ego,
perché il sistema varnasrama è stato progettato
sulla base delle influenze della natura acquisite
dall'essere vivente mediante il suo corpo
materiale. Ma gli acarya hanno precisato nei
loro commenti a questo verso che il falso ego,
che ci fa identificare come brahmana, ksatriya,
vaisya, sudra, sannyasi, grhastha e così via,
dovrebbe essere offerto anch'esso a Dio, la
Persona Suprema.
Secondo Srila Jiva Gosvami, quando si sviluppa
una forte attrazione per l'ascolto e la recitazione
di ciò che riguarda il Signore Supremo, senza più
limitarsi ad offrirGli il frutto del proprio lavoro, si
raggiunge il livello detto svarupa-siddha bhakti,
lo stadio in cui diventa visibile la vera devozione.
Si può fare questo esempio: sebbene ogni buon
cittadino paghi le tasse al governo, non tutti
necessariamente ameranno il capo del governo o
i suoi funzionari. Similmente, un essere virtuoso
capisce che sta lavorando sotto le leggi di Dio, e
perciò seguendo le raccomandazioni vediche, o
le regole di altre Scritture, offre una parte dei
suoi beni al Signore Supremo nel corso di
cerimonie religiose, ma quando una di queste
persone virtuose e pie sviluppa attrazione per il
canto e l'ascolto delle qualità personali del
Signore, e quando il suo amore diventa visibile, si
considera che essa abbia raggiunto la maturità
della vita. A questo proposito, Srila Jiva Gosvami ha
citato numerosi versi che mettono in ampia
evidenza lo sviluppo dell'amore per Dio. Anena
durvasana-duhkha-darsanena sa
karuna-mayah karunam karotu: "Possa il
Signore compassionevole concedermi la Sua
misericordia dimostrandomi che la sofferenza è
provocata dai desideri illeciti." Ya pritir
avivekanam visayesv anapayini / tvam
anusmaratah sa me hrdayan napasarpatu:
"Le persone poco intelligenti hanno un affetto
incrollabile per gli oggetti della gratificazione dei
sensi. Similmente, io prego di poter sempre
ricordare Te, in modo che questo stesso
attaccamento, applicato a Te, non lasci mai il
mio cuore." (Visnu Purana 1.20.19) Yuvatinam
yatha yuni yunam ca yuvatau yatha / mano
'bhiramate tadvan mano me ramatam tvayi:
"Così come la mente delle ragazze si compiace
nel pensare a un ragazzo, e la mente dei ragazzi
si compiace nel pensare a una ragazza, così
possa la mia mente trovare piacere in Te."
Mama sukarmani duskarmani ca
yad-raga-samanyam, tad sarvato-bhavena
bhagavad-visayam eva bhavatu: "Qualsiasi
attrazione io provi per le attività virtuose o
colpevoli, possa questa attrazione essere
completamente concentrata su di Te."



VERSO 37


bhayam dvitiyabhinivesatah syad
isad apetasya viparyayo 'smrtih
tan-mayayato budha abhajet tam
bhaktyaikayesam guru-devatatma

bhayam: la paura; dvitiya: di qualcosa che
sembra essere separato dal Signore;
abhinivesatah: essendo assorto; syat: sorgerà;
isat: dal Signore Supremo; apetasya: per chi si
è allontanato; viparyayah: l'errata
identificazione; asmrtih: l'oblio; tat: del Signore;
mayaya: dall'energia illusoria; atah: perciò;
budhah: una persona intelligente; abhajet:
dovrebbe adorare completamente; tam: Lui;
bhaktya: con devozione; ekaya: incontaminata;
isam: il Signore; guru-devata-atma: chi vede il
proprio maestro spirituale come il suo signore e
la sua stessa anima.



TRADUZIONE

La paura nasce quando l'essere vivente
s'identifica erroneamente con il corpo
materiale a causa della sua concentrazione
sull'energia esterna, illusoria, del Signore.
Quando l'essere vivente si allontana a tal
punto dal Signore Supremo, dimentica anche
la sua posizione costituzionale di servitore
del Signore. Questa sconcertante e paurosa
condizione è prodotta dalla potenza di
illusione, chiamata maya. Una persona
intelligente dovrebbe quindi impegnarsi
stabilmente nel puro servizio devozionale
offerto al Signore sotto la guida di un
maestro spirituale autentico, il quale
dovrebbe essere da lui considerato la sua
adorata divinità e la sua vita stessa.



SPIEGAZIONE

Secondo Srila Sridhara Svami si potrebbe
obiettare che essendo la paura causata
dall'ignoranza, dovrebbe bastare la conoscenza a
dissiparla, senza bisogno di adorare il Signore
Supremo. L'essere vivente s'identifica
erroneamente col corpo materiale, con la
famiglia, con la società e così via, e tutto quello
che deve fare è abbandonare questa falsa
identificazione. Quando l'avrà fatto, come potrà
più agire maya?
Per rispondere a questo argomento, Srila
Sridhara Svami ha citato il seguente verso della
Bhagavad-gita (7.14):

daivi hy esa guna-mayi
mama maya duratyaya
mam eva ye prapadyante
mayam etam taranti te

"Questa Mia energia divina, costituita dalle tre
influenze della natura materiale, è difficile da
superare. Ma coloro che si sono sottomessi a
Me ne varcano facilmente i limiti." L'essere
vivente, chiamato jiva-tattva, è una delle
potenze del Signore Supremo; la sua posizione
costituzionale è tata-stha, ossia marginale.
Essendo infinitesimale, ogni essere vivente
dipende eternamente dall'Essere Supremo,
Krsna, come è confermato nelle Scritture
vediche: nityo nityanam cetanas cetananam /
eko bahunam yo vidadhati kaman. "Tra tutti gli
esseri eternamente coscienti esiste un solo essere
vivente eterno e supremo che soddisfa tutte le
necessità di tutti gli altri innumerevoli esseri."
(Katha Upanisad 2.1.12) Krsnadasa Kaviraja
ha affermato, ekale isvara krsna, ara saba
bhrtya: "Krsna è l'unico controllore
indipendente; tutti gli altri esseri viventi
dipendono da Lui." (C.c. Adi 5.142) Come il
dito è una parte del corpo, e dev'essere quindi
sempre impegnato al servizio del corpo, così noi
siamo parti di Krsna (mamaivamso jiva-loke
jiva-bhutah sanatanah) e abbiamo il dovere eterno (sanatana-dharma) di impegnarci nel
servizio incondizionato al Signore.
La potenza del Signore che ci illumina nel servizio a Dio è chiamata cit-sakti. Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura spiega che quando l'essere vivente sviluppa uno spirito di
indipendenza è costretto a scendere nel mondo materiale, dove assume forme varie di
comportamento meschino e indesiderabile, e queste diventano per lui causa di situazioni
spaventose. La bahiranga-sakti, la potenza illusoria del Signore Supremo, copre ogni traccia
della cit-sakti e costringe l'essere vivente ad accettare un corpo materiale dopo l'altro per
provare un piacere grossolano e colpevole.
Come ulteriore punizione l'essere che ha abbandonato la relazione d'amore con Krsna
perde la capacità di percepire la forma eterna e
piena di felicità del Signore Supremo, che è il
suo vero rifugio, attaccandosi invece a molte
forme temporanee e illusorie, come il proprio
corpo, il corpo dei suoi familiari e dei suoi amici,
la sua nazione, la sua città con i suoi edifici e le
sue macchine, e innumerevoli altre prospettive
materiali, ugualmente effimere. In questa
situazione di ignoranza grossolana l'idea di
tornare alla propria identità originale non
attraversa neppure la sua mente.
(continua nel prossimo numero)















SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA

La Biografia di un Santo del XX Secolo

di Satsvarupa dasa Gosvami



Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così come è presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.



Undicesima Puntata

Srila Bhaktisiddhanta diceva che il mondo intero è costituito soltanto da una società di imbroglioni e di imbrogliati. Portava l'esempio di donne di facili costumi che visitano alcuni luoghi santi in India con l'idea di sedurre i sadhu, pensando che avere un figlio da un sadhu sia una cosa che dà prestigio. Similmente, uomini privi di moralità si vestono da sadhu nella speranza di essere sedotti da donne ingannatrici. Egli concludeva affermando che si dovrebbe aspirare a lasciare il mondo materiale e a tornare a Dio, perché "questo mondo non è un luogo adatto per un gentiluomo". Abhay notò che quando i discepoli domandavano al maestro spirituale qualcosa che si riferiva al futuro, egli non rispondeva mai: "Sì, ciò accadrà", oppure, "Sì, lo faremo". Diceva invece: "Sì, se Dio vuole, forse sarà così". Benché in gioventù fosse stato un astrologo in grado di predire il futuro, aveva abbandonato questa pratica.
Srila Bhaktisiddhanta restò brahmacari per tutta la vita ed era molto rigido nell'evitare la compagnia di donne. Una volta Abhay era seduto con il suo maestro spirituale alla presenza di un altro discepolo che aveva accanto sua moglie. La moglie chiese a Srila Bhaktisiddhanta se poteva parlare con lui in privato, ma egli rispose: "No, di qualunque cosa si tratti, puoi domandare qui. Non posso vederti in privato".
Abhay fu colpito dalla sua risposta perché Srila Bhaktisiddhanta aveva superato i settant'anni e la ragazza avrebbe potuto essere sua nipote; indipendentemente da ogni considerazione, egli non parlava mai da solo con donne.
A Srila Bhaktisiddhanta piaceva far diventare sannyasi i suoi discepoli. Un giorno però accadde che uno dei suoi sannyasi fu trascinato via a forza dalla moglie.
Piangendo, Srila Bhaktisiddhanta si lamentò per non essere stato in grado di salvare quell'anima. Tuttavia, non parlò mai in modo dispregiativo della vita di famiglia vissuta in coscienza di Krishna: "Mi sarei dedicato al sesso centinaia di volte", diceva, "se avessi pensato di poter far nascere bambini coscienti di Krishna".
Mandava fuori i brahmacari a vendere i giornali della Gaudiya Math e i libri, e anche se un brahmacari riusciva a venderne soltanto uno o due, era contento ed esclamava: "Sei così bravo". Per valutare se uno scritto era adatto a essere pubblicato, contava quante volte la parola Krishna o Caitanya comparivano nel testo; se questi Santi Nomi erano citati a sufficienza, diceva: "Questo va bene, questo può essere usato".
Egli diceva in Bengali: "Pran ache yar, se hetu pracar": una persona deve essere viva per predicare  un morto non può predicare.
Quando qualcuno dei suoi predicatori, dopo esser stato fuori a cantare o a predicare, gli riferiva che nessuno aveva prestato attenzione a quell'incontro, Srila Bhaktisiddhanta
rispondeva: "Non importa. Le quattro pareti ti ascolteranno. Questo è sufficiente. Non ti addolorare. Continua a cantare". E commentando il fatto che uno dei suoi discepoli se n'era andato, diceva: "Alcuni soldati moriranno".
Tuttavia egli non voleva che i suoi discepoli conducessero una vita indolente  egli una volta criticò un discepolo perché era amante delle comodità  né voleva che i discepoli si dedicassero a pratiche di austerità in luoghi isolati.
Egli cantava una canzone di sua composizione: "Mana tumi kiser vaisnava?": mia cara mente, che genere di vaisnava sei? Canti Hare Krishna in un luogo solitario, imitando i grandi santi Haridasa Thakura e Rupa Gosvami, ma la tua vera occupazione è quella di pensare alle donne e al denaro. La tua mente è piena di tutte queste cose impure, e il tuo bhajana è soltanto un inganno. Egli insegnava che se un devoto abbandonava la sua predica nelle città a favore di una meditazione solitaria, in realtà in questo modo stava ingannando e imitava i grandi santi nella speranza di ricevere dagli altri una adorazione a buon mercato. Perciò a Srila Bhaktisiddhanta non piacque mai l'idea di aprire un ramo della Gaudiya Math in un luogo che non fosse molto popolato. Abhay continuò ad ascoltare il suo maestro spirituale cogliendo ogni opportunità, ma raramente gli fece una domanda di carattere filosofico. Egli preferiva ascoltare. Srila Prabhupada: Non feci mai una domanda al mio maestro spirituale, eccetto una: "Come potrò servirti?".

* * *

Abhay Charan De si era distinto per i suoi affari in campo farmaceutico. Si era ben sistemato al Laboratorio Bose, e altre società lo richiedevano come loro agente. Egli aveva speranze di diventare ricco.
Srila Prabhupada: Il mio Guru Maharaja mi aveva ordinato: "Fa questo!". Io però pensavo: "Prima voglio diventare un uomo ricco. Poi lo farò". All'inizio pensavo: "Ora i miei confratelli hanno preso il sannyasa. Elemosinano di porta in porta. Perché dovrei elemosinare? Guadagnerò e darò l'avvio alla coscienza di Krishna".
Abhay ricevette una proposta di lavoro dalla più grossa società farmaceutica Indiana, la Bengal Chemical. Egli però la respinse perché le persone incaricate delle trattative non erano disposte ad accettare tutte le sue condizioni  per quanto più tardi poi si pentisse del suo rifiuto. Eppure vi erano segni molto buoni. L'astrologo gli aveva predetto che sarebbe diventato uno degli uomini più ricchi dell'India, e il dottor Kartick Bose aveva detto a suo suocero: "E' un uomo davvero intelligente".
Tuttavia vi erano anche altri segni. Oltre ai molti profitti che egli si era assicurato con i suoi estesi viaggi, vi erano anche molti conti che si accumulavano. Il versamento dei conti veniva fatto in ritardo, e il debito cominciò ad aumentare finché egli fu debitore verso il Laboratorio Bose per un totale di diecimila rupie. Inoltre, Abhay aveva dei nemici. Il funzionario che aveva preso il posto di Abhay nell'ufficio direttivo del Laboratorio Bose a Calcutta cercò di istigare il dottor Bose contro di lui, insinuando che egli era troppo indipendente  aveva sentito parlare della sua trattativa con la Bengal Chemical, e il nuovo direttore attribuì l'accumulo dei debiti di Abhay alla sua mancanza di lealtà verso il suo ufficio. Kartick Bose rimase favorevole ad Abhay, ma quando il debito si trasformò in pressione finanziaria, andò ad Allahabad per investigare. Alla Farmacia Prayag parlò con il dottor Ghosh che gli disse: "Abhay è un uomo molto onesto. Non vi è colpa in lui. In buona fede ha venduto a credito molti prodotti e ora non riesce a recuperare il denaro".
"Va bene", disse il dottor Bose, "ma non posso continuare a dargli denaro". Abhay verificò i suoi conti con il dottor Kartick Bose ed essi concordarono che la migliore via per liquidare la questione era che il dottor Bose rilevasse la Farmacia Prayag e i crediti di Abhay. Così Abhay si liberò dei debiti, ma restò senza impiego. Atulananda Brahmacari lo avvicinò: "Perché non vieni al matha? Ora sei libero". Abhay cominciò a frequentare più assiduamente il vicino centro Rupa Gosvami Math, dove gli uomini della Gaudiya Math, in conformità del loro spirito di rinuncia di brahmacari, gli suggerirono di dipendere completamente da Krishna, di abbandonare il mondo, di trasferirsi con loro e diventare predicatore a tempo pieno. Per Abhay, tuttavia, non vi era possibilità di lasciare gli affari. Se l'avesse fatto, cosa sarebbe accaduto a sua moglie e ai suoi figli? Radharani ora aveva il terzo bambino, un maschio, le responsabilità finanziarie erano quindi aumentate. I brahmacari avevano tutte le buone intenzioni chiedendogli di abbandonare il mondo, ed era giusto per loro comportarsi così, ma Abhay non poteva prendere in considerazione tale proposta.
Senza lavoro si trovava in una situazione critica; egli però rimase fiducioso ed era ansioso di assumere un nuovo impiego. Vi erano altre compagnie disposte ad assumerlo come loro agente. Alcuni suoi vecchi clienti volevano essere serviti da lui, anche se non dipendeva più da Bose. Abhay pensò di organizzare un laboratorio farmaceutico suo finché decise di mettere su una piccola azienda per proprio conto, ma in una città più grande di Allahabad, e scelse Bombay.
Decise che la sua famiglia poteva rimanere ad Allahabad mentre lui e suo fratello sarebbero andati a Bombay per trovare un appartamento ed esaminare le possibilità di aprire una fabbrica in quella città. Benché Radharani fosse abituata ai viaggi del marito, questi non si erano mai prolungati tanto quanto si prospettava quest'ultimo. Abhay parlò con lei spiegandole che la recente perdita negli affari era stata un piano organizzato da Krishna. Ora, di nuovo, per provvedere alla famiglia, egli doveva dare inizio a un ampio giro d'affari, ed era preferibile realizzare ciò in una città più importante come Bombay. La vita familiare ad Allahabad sarebbe stata temporaneamente smembrata. Aprì quindi una piccolissima base di produzione farmaceutica ad Allahabad, la affidò al nipote Tulasi e partì per Bombay con suo fratello. A Bombay Abhay affittò un appartamento sulla Grant Road, e servendosi della conoscenza acquisita come direttore del Laboratorio Bose, fondò la sua azienda farmaceutica. Gli affari andavano bene, quando una grossa società, lo Smith Institute, lo richiese come agente delle loro vendite. Abhay accettò l'incarico pensando di poter guadagnare denaro come rappresentante della Smith mentre contemporaneamente sviluppava la sua azienda. Aveva fiducia nella sua abilità di guadagnare nell'attività farmaceutica.
Mentre girava qua e là per Bombay per affari, Abhay incontrò alcuni membri della Gaudiya Math  Bhaktiraksaka Sridhara Maharaja e Bhaktisaranga Gosvami, il sannyasi più anziano tra i discepoli di Bhaktisiddhanta Sarasvati. Abhay li riconobbe come rispettabili confratelli, esperti delle Scritture e di filosofia vaisnava. Sembrava che fosse destinato a incontrare i suoi confratelli ovunque andasse. Sia Abhay che i sannyasi considerarono propizio il loro apparentemente occasionale incontro nella città. Li aveva incontrati ad Allahabad come membri della Gaudiya Math, ma essi non avevano un centro permanente, e stavano tentando di mettere le basi per un nuovo centro. A nome di Bhaktisiddhanta Sarasvati, essi andavano di porta in porta sollecitando adesioni di sostegno per stabilire un ramo della Gaudiya Math a Bombay.
Abhay voleva aiutare. Come collega confratello al servizio del suo maestro spirituale, egli offrì loro il suo servizio. Benché come sannyasi essi si trovassero in una posizione superiore, trovandosi in una condizione precaria, considerarono Abhay la persona che poteva aiutarli.
Erano vissuti in una piccola casa sulla Proctor Road e avevano avuto ben poche possibilità di avere contatti importanti.
Ora formavano un gruppo: Abhay introduceva i sannyasi alle sue conoscenze di affari e i sannyasi ricevevano donazioni per il nuovo centro.
Abhay Charanaravinda era bravo a collettare fondi, e volentieri offriva il suo tempo. Di nuovo i suoi confratelli cominciarono a spingerlo affinché partecipasse attivamente alla predica nella Gaudiya Math.
Srila Prabhupada: Formavamo un gruppo per raccogliere donazioni  Sridhara Maharaja Gosvami Maharaja e io. Io li introdussi ad alcuni chimici e medici con i quali ero in rapporto di amicizia e in due giorni collettammo cinquecento rupie. Sridhara Swami parlava, io introducevo e Gosvami Maharaja sollecitava l'interesse. Gosvami Maharaja mi apprezzava molto e cominciò a parlare molto di me: "Per essere un babu è molto esperto. Ha tanti amici e colletta grandi somme. Perché non dovrebbe essere responsabile del nostro matha? Perché non vive con noi perché vive separatamente?".
Abhay visitò l'appartamento del matha sulla Proctor Road, dove egli si univa ai devoti nel kirtana e ascoltava mentre parlavano del Bhagavatam. Su richiesta dei sannyasi Abhay si assunse la responsabilità di trovare un luogo più adatto per il centro di Bombay. Dovunque andasse nella città, aveva cura di vedere se fosse possibile trovare una residenza conveniente.
Come aveva la responsabilità della moglie e dei figli ad Allahabad così, in forza della sua iniziazione, sentiva il legame della responsabilità verso i suoi confratelli. Doveva partecipare alla predica, non soltanto lottare per la sopravvivenza in un mondo pieno di competitività affaristica. Tuttavia non pensava di poter vivere come un sannyasi  senza possedere nulla, senza lavoro, dormire sul pavimento e nutrirsi di un magro pasto.



25 febbraio 1935

Era il sessantaduesimo compleanno di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. A Jagannatha Puri, dove Srila Bhaktisiddhanta risiedeva, i devoti festeggiavano il giorno con una cerimonia. Al piccolo centro di Bombay i pochi discepoli organizzarono un festeggiamento serale e invitarono le persone del luogo. Per l'occasione Abhay scrisse una poesia.



Poesia di offerta per Srila Bhaktisiddhanta

Adoriamo, adoriamo tutti
Il giorno felice,
Benedetto quanto il cielo
Più dolce del maggio,
Quando a Puri è apparso
Nel santo luogo,
Mio Signore e maestro,
Sua Divina Grazia.

O mio maestro,
Angelo di buona novella,
Concedici la tua luce
Accendi la tua candela.
La razza umana
Lotta per l'esistenza,
La sola speranza
Sua Divina Grazia.

Siamo confusi,
Ci siamo smarriti,
Salvaci o Signore,
Questa è la nostra fervida preghiera.
Prodigiose (sono) le tue vie
Per farci invertire la rotta.
Adoro i tuoi piedi
Tua Divina Grazia.

Abbiamo dimenticato Krishna
Noi anime cadute;
E' il prezzo più duro
Lo scotto dell'illusione.
Oscurità all'intorno
Niente è reperibile.
La sola speranza
Sua Divina Grazia.

Il messaggio del servizio,
Questo ci hai portato.
Una vita sana,
Opera di Sri Caitanya.
Sconosciuta a tutti,
Essa è piena di fuoco.
Questo è il tuo dono
Tua Divina Grazia.

L'Assoluto è senziente,
Tu l'hai dimostrato,
La calamità impersonalista
Tu l'hai rimossa.
Ci concedi una vita
Nuova e fresca.
Adoro i tuoi piedi
Tua Divina Grazia.

Se non fossi venuto
Chi avrebbe portato
Il messaggio di Krishna
Potente e ardito.
Questo è tuo diritto,
Tu hai il comando
Salvami, o mai caduto,
Tua Divina Grazia.

La linea del servizio
Che tu hai tracciato
E' sana e gradevole
Rugiada mattutina.
Il più anziano di tutti,
Ma in nuove vesti.
Il tuo è un miracolo
Tua Divina Grazia.

Abhay Charan das















MAESTRI IN CUCINA



Menu rustico
d'autunno

di Kurma dasa

Un menù rapido, ma saporito per accompagnare con gusto l'inizio di una nuova stagione



Sheperd Pie
Pasticcio vegetariano alla Shepherd

La ricetta che vi proponiamo è una deliziosa versione vegetariana dell'originale piatto anglosassone. E' un piatto caldo e sostanzioso, assolutamente da provare.

Preparazione e cottura: 1 ora e mezza
Ingredienti per 68 persone

Pasta per il pasticcio:
1 tazza e 1/4 di lenticchie brune
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato fresco
1 tazza di sedano tagliato a dadini
panir (cagliata) fatta in casa con 8 tazze di latte e tenuto pressato mezz'ora
5 cucchiai (100 ml) di salsa di soia

Farcitura di patate:
6 patate farinose, sbucciate e tagliate a cubetti
2 cucchiai (40 ml) di burro
1/2 tazza di latte
1 cucchiaino di sale
2 cucchiai (40 ml) di panna acida
3 cucchiai di prezzemolo fresco tritato

1. Fate bollire le lenticchie in una casseruola pesante, Abbassate la fiamma e fate cuocere lentamente fino a completa cottura. Scolatele e mettetele da parte, 2. Nel frattempo, fate bollire le patate in acqua poco salata fino a completa cottura. Scolatele e schiacciatele fino a ottenere un purè. Aggiungete il latte, il burro e il sale, la panna acida e mescolate bene.
3. Riscaldate l'olio d'oliva in un padellino piccolo. Quando sarà molto caldo, aggiungete l'assafetida e il pepe e fate soffriggere velocemente. Aggiungete i cubetti di sedano e mescolate bene. Abbassate la fiamma e continuate la cottura fino a quando il sedano sarà cotto, rimescolando di tanto in tanto. Togliete dal fuoco.
4. Schiacciate le lenticchie fino a renderle cremose.
5. Sbriciolate il panir in una terrina e aggiungete la salsa di soia. Mescolate bene. Unite il composto alle lenticchie e ai cubetti di sedano già fatti insaporire. Versate tutto in una teglia da forno e distribuite uniformemente. Coprite con il purè di patate. Con l'aiuto di una forchetta, fate delle righe sulla superficie e infornate. La temperatura dovrà essere elevata, sui 230 C. Cuocete il pasticcio fino a quando la superficie sarà dorata. Togliete dal forno e cospargete con il prezzemolo tritato. Servite bollente.







Insalata mediterranea

Una deliziosa combinazione di verdure crude da servire come contorno leggero e saporito.

Preparazione: 15 minuti

Ingredienti per 6 persone:
2 carote medie tagliate a bastoncini
2 gambi di sedano tagliati a pezzetti
400 gambi di cuori di carciofo in salamoia scolati e tagliati in quattro parti
300 gr di feta greca tagliata a cubetti
5 o 6 foglie di lattuga affettate a striscioline
125 g di pomodorini dimezzati
1 piccola zucchina tagliata a rondelle sottilissime
1 tazza di rucola tagliata sottile
125 g di olive snocciolate
sale
olio extra vergine di oliva
succo di mezzo limone

1. Mettete in una terrina tutta la verdura ben lavata e finemente tagliata. Disponetela secondo le sfumature di colore.
2. Condite con sale olio e limone.







Coppa di fragole in crema all'arancia

Un dessert leggero e stuzzicante per chiudere con freschezza un pasto sostanzioso.

Preparazione: 5 minuti

Ingredienti per circa una tazza di crema all'arancia:
1 tazza (250 ml) di panna
2 cucchiai di succo d'arancia
1/4 di cucchiaino di buccia d'arancia grattugiata
1/2 cucchiaino di menta fresca tritata finemente
1 cucchiaino di miele

Unite tutti gli ingredienti in una terrina di media grandezza e mescolateli fino ad ottenere una salsa omogenea. Riponete la crema in frigorifero e adoperatela fredda. Usatela per condire le fragole che avrete lavato e tagliato in due. Potrete usare questa crema per condire la vostra frutta e dare un tocco particolare alla macedonia.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Dove trarre il Nettare

Durante una passeggiata mattutina a Los Angeles, il 25 giugno 1975, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami parla dei valori della coscienza di Krsna con il Dr. J. Stillson Judah, a quei tempi professore della Graduate Theological Union, California.



Srila Prabhupada: Sia i teosofi che i teologi non hanno una chiara idea di Dio. E' d'accordo?
Dr. Judah: Farei una distinzione tra conoscere Dio e conoscere ciò che riguarda Dio. Vari libri contengono informazioni su Dio ma non si può conoscere Dio senza esperirLo. Credo che questa sia la cosa che il movimento della bhakti di Sri Caitanya abbia fatto: ha permesso ai suoi devoti di sperimentare Dio, di conoscerLo personalmente in modo tale da cambiare le loro vite.
Srila Prabhupada: Questa è civiltà vedica. Le persone materialiste non conoscono Visnu, o Dio, né sanno che il fine ultimo della vita è conoscere Visnu. Tale conoscenza è essenziale per la vita umana, ma è carente. Alle persone purtroppo non interessa conoscere lo scopo finale della vita umana, specialmente in questa era. Questo è il fallimento della civiltà umana. Quando si ottiene la forma umana di vita si deve conoscere Dio, altrimenti si sarà sconfitti.
Dr. Judah: E' vero.
Srila Prabhupada: L'opportunità è data dalla natura, che garantisce all'essere umano una buona coscienza per conoscere Dio, Visnu. Al giorno d'oggi, specialmente nel mondo occidentale, nessuno può affermare chi è Dio.
Dr. Judah: E' proprio vero.
Srila Prabhupada: Quindi noi facciamo un'offerta: "Ecco Dio". Perché non accettano? Quali obiezioni fanno?
Dr. Judah: Credo che il vero problema nel mondo occidentale sia proprio quello di essere sempre più coinvolto nel materialismo.
Srila Prabhupada: Ciò significa che le persone non vogliono conoscere Dio. E' una condizione veramente orribile.
Dr. Judah: Davvero!
Srila Prabhupada: Non solo orribile, è la condizione animale. Le persone che non vogliono conoscere Dio sono come degli animali i quali non sono interessati a Dio: questi non hanno chiese né templi. Perlomeno nella società umana, se un uomo è hindu, musulmani o cristiani, ha la possibilità di comprendere Dio. Ora la gente di tutto il mondo trascura ciò. Perciò le persone giungono a non essere più in grado di parlare di Dio.
I teologi e i teosofi stanno perlomeno cercando di comprendere Dio. Ma loro non possono conoscerLo in modo definitivo. Perché quindi non accettano la conoscenza da noi? Noi facciamo un'offerta: "Ecco Dio". Perché dovrebbero fare obiezioni? Se tu non sai qualcosa e io ti do delle informazioni, perché non dovresti accettarle?
Dr. Judah: Questa è certo una buona domanda.
Srila Prabhupada: Per esempio, per avere una conoscenza tecnologica elevata gli indiani vanno in paesi stranieri. E' possibile ottenere conoscenza in qualunque luogo. Non ci dovrebbe essere del settarismo. "Perché dovrei acquisire conoscenza di qua e di là?" Ovunque sia reperibile della conoscenza, dovremmo prenderla. Questa è la vera posizione di chi cerca la conoscenza.
Canakya Pandita afferma: "Se in un vaso di veleno c'è un po' di nettare, prendi il nettare e se c'è dell'oro in un posto lurido, prendi l'oro". L'oro non è soggetto all'inquinamento anche se si trova in un luogo sporco. Se c'è dell'oro in un posto sudicio, non esitare. Prendilo! Generalmente le persone ricevono istruzioni dai brahmana. Quindi Canakya Pandita consiglia: "Se un uomo di bassa classe, come un sudra (operaio) o un candala (fuoricasta) ti possono offrire degli insegnamenti concreti, prendili. Accetta quell'uomo come tuo maestro.
In India, secondo la civiltà vedica, un giovane sposa una ragazza solo dopo aver esaminato attentamente le sue tradizioni familiari. Ma Canakya dà questo avviso: "Se una bella ragazza, brava ed istruita viene da una famiglia degradata, accettala". Ratnam significa "gioiello". Se una ragazza è come un gioiello sebbene sia nata in una famiglia degradata, accettala.
Bisognerebbe accettare qualunque buona cosa, anche se proviene da un luogo poco desiderabile. Quindi se si cerca veramente Dio e Dio è disponibile nei testi vedici, perché non accettarli? Perché rifiutare questa conoscenza? Non è un buon segno.
Dr. Judah: No, è vero.
Srila Prabhupada: Quindi noi offriamo Dio. Per quale motivo la gente non dovrebbe prendere seriamente ciò che stiamo offrendo? La gente potrebbe obiettare: "Krsna è indiano, Krsna è hindu, quindi non dovremmo accettarLo come Dio". Ma nella Bhagavad-gita è scritto sri bhagavan uvaca: "Dio disse". Questi versi sono le parole di Dio. E Krsna afferma: "Non c'è elemento superiore a Me". Solo Dio può dirlo. Potrà non piacerti la parola Krsna, ma accetta le parole di Dio. Chi può essere superiore a Dio?
Dr. Judah: E' vero.
Srila Prabhupada: In questo modo, puoi leggere la Bhagavad-gita, rimuovere il nome "Krsna" e rimane comunque ciò che Dio afferma. E' tutta conoscenza di fatto. Perché quindi la gente non dovrebbe prendere la scienza di Dio dalla Bhagavadgita?
Dr. Judah: Si.
Srila Prabhupada: Dio può affermare: "Non c'è alcun principio superiore a Me". E questo è detto nella Bhagavad-gita: "O conquistatore di ricchezze, non c'è verità superiore a Me. Ogni cosa riposa su di Me come perle su un filo". Ogni parola di questo verso è parola di Dio. Potrai accettare Krsna come Dio o non accettarLo, ma le sue parole sono parole di Dio. Questa è ciò che si chiama la Bhagavad-gita.















I Dieci Comandamenti all Luce delle Scritture Vediche

di Gandarvika devi dasi

Un commento ai Dieci Comandamenti di Dio
secondo la prospettiva delle Sacre Scritture vaisnava, per scoprire insieme che le leggi della vera religione sono comuni a tutte le autentiche tradizioni spirituali.



Primo
"Non avrai altro Dio
all'infuori di Me"

Quanti si pongono effettivamente il problema di sondare le profondità di quelle brevi formule che sono i dieci comandamenti? Quanti ne conoscono il reale significato e ciò che implica il non seguirli?
Non ci è possibile avere un'idea chiara e precisa del significato dei dieci comandamenti se non li mettiamo al centro della nostra vita quotidiana facendo di essi i nostri unici criteri di pensiero, parola e azione. Fino a quando li considereremo concetti astratti buoni per essere enunciati con voce altisonante o incorniciati e venduti al miglior offerente come pezzi di antiquariato, non realizzeremo la loro natura eterna di leggi divine e non saremo quindi in grado di apprezzarne l'importanza, in quanto mezzi di elevazione spirituale.
Comprendere la profondità di queste dieci istruzioni è comunque prerogativa di coloro che si trovano a uno stadio avanzato della vita spirituale; per adesso accontentiamoci di capirne il significato alla luce delle Scritture Vediche.
Il primo comandamento "Non avrai altro Dio all'infuori di Me", non è l'affermazione arrogante di un Dio geloso ed egocentrico, ma piuttosto un consiglio spassionato che la Persona Suprema ci dà.
Ciò appare chiaro nel seguente verso della Bhagavad-gita:

kamais tais tair hrtajnanah
prapadyante 'nyadevatah
tam tam niyamam asthaya
prakrtya niyatah svaya

"Coloro la cui intelligenza è stata rubata dai desideri materiali si sottomettono agli esseri celesti e seguono, ciascuno secondo la propria natura, le norme relative al loro culto" (Bhagavad-gita 7.20).

A questo proposito, Srila Prabhupada spiega che le persone meno intelligenti, alpamedhasam, avendo perso il senso della spiritualità, invece di ricorrere direttamente a Dio, preferiscono affidarsi agli esseri celesti per appagare rapidamente i propri desideri materiali.
Gli esseri celesti non sono semplicemente gli dèi dell'Olimpo Hindu. Se osserviamo con attenzione le pratiche religiose del mondo occidentale, peraltro cieco in campo spirituale a causa del secolare perpetrarsi di attività contrarie al desiderio di Dio, vediamo che non solo Dio viene offeso costantemente in nome della religione, ma che addirittura i santi del calendario cristiano, tutti devoti del Signore, sono adorati con finalità materiali quali la salute e il denaro. Queste personalità, grazie alle loro attività devozionali, hanno guadagnato un posto in paradiso, il regno celeste descritto da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Ora, le Scritture Vediche ci insegnano che il regno celeste non è esattamente il regno di Dio, bensì la parte più elevata dell'universo materiale. L'uomo, nonostante i suoi potenti mezzi di sondaggio, non potrà mai penetrare questa o altre parti dell'universo a meno di prendere un corpo adatto alla particolare atmosfera che avvolge ogni singolo pianeta. In ogni caso, l'adorazione degli esseri celesti, caratterizzata da interessi di natura materiale, non è benefica:

aham hi sarvayajnjanam
bhokta ca prabhur eva ca
na tu mam abhijananti
tattvenatas cyavanti tei

"Io sono l'unico beneficiario e l'unico oggetto del sacrificio. Coloro che non riconoscono la Mia vera natura trascendentale si degradano" (Bhagavad-gita 9.24)

E' solo l'orgoglio che ci impedisce di riconoscere la nostra minuta posizione nei confronti del Supremo. Accecato dal progresso tecnologico, il mondo occidentale si crogiola nell'autocompiacimento. Tuttavia assomiglia esattamente a una falena, che corre verso la luce del fuoco e muore bruciata.
Adorare Dio senza distrazioni significa ottenere il bene più elevato, "quel luogo dal quale, dopo averlo raggiunto, non si torna più indietro" (Bhagavad-gita 15.4). Il Regno di Dio, questa dimora eterna e piena di varietà spirituale, è luminosa in se stessa:

na tad bhasayate suryo
na sasanko na pavakah
yad gatva na nivartante
tad dhama paramam mama

"Questa Mia suprema dimora non è illuminata né dal sole né dalla luna né dal fuoco o dall'elettricità. Coloro che la raggiungono non tornano mai più in questo mondo" (Bhagavad-gita 15.6).

Attualmente, sono pochi quelli che si dedicano all'adorazione degli esseri celesti. Con il degrado dei costumi e dei valori morali anche lo standard di adorazione ha subito un calo notevole, e gli dèi del 2000 sono: denaro, potere, successo, svariate forme di intossicazione, i piaceri della lingua, dello stomaco e dei genitali, fama e prestigio. Tutti questi aspetti della gratificazione dei sensi hanno sostituito Dio, e le conseguenze ce le espone Krsna stesso:

bhogaisvarya prasaktanam
tayapahrta cetasam
vyavasayatmika buddhih
samadau na vidyate

"Nella mente di coloro che sono troppo attaccati al piacere dei sensi e alla ricchezza materiale, e sono sviati da questi desideri, la risoluta determinazione a servire con devozione il Signore Supremo, non trova posto" (Bhagavad-gita 2.44).

moghasa moghakarmano
moghajnana vicetasah
raksasim asurim caiva
prakrtim mohinim sritah

"Così confusi, essi prediligono concezioni atee e demoniache. In questa illusione le loro speranze di liberazione, le loro attività interessate e la loro conoscenza, sono tutte sconfitte" (Bhagavad-gita 9.12).







Secondo
"Non nominare il nome di Dio invano"

nama cintamanih krsnas'
caitanyarasavigrahah
purnah suddho nityamukto
'bhinnatvan namanaminoh

_Il santo nome di Krsna è pieno di felicità trascendentale ed
elargisce ogni benedizione spirituale poiché è Krsna stesso,
il ricettacolo di tutti i piaceri.
Il nome di Krsna è completo,
ed è la forma di tutte le emozioni spirituali. Non è mai un
nome materiale e non è meno
potente di Krsna. Dal momento che non è toccato da
qualità materiali, né ha a che
fare con maya, l'illusione, è
eternamente liberato e spirituale. Il nome di Krsna non è
mai condizionato dalle leggi
della natura materiale. E' così
perché Krsna e il Suo santo
nome sono identici" (Padma
Purana).

Il termine "religione", derivato dal latino "religare", ovvero unire, non è diverso dal termine yoga, unione col Supremo. A questo proposito, esiste una
scala dello yoga, i cui gradini corrispondono ai diversi livelli di religiosità e di irreligiosità.
Sul piano dell'irreligiosità, definito in
sanscrito "vikarma", il secondo comandamento viene inteso come un
avvertimento a non bestemmiare, ovvero a evitare di utilizzare il nome
della Persona Suprema per insultare,
offendere, sfogare la propria collera
o divertirsi in modo blasfemo e volgare. Saliamo di un gradino e scopriamo che questo stesso comandamento ha un altro significato. Il piano di cui si parla è il "karmakanda".
Qui la coscienza dell'individuo è libera dagli istinti bassi del vikarma, ma il nome di Dio viene pronunciato con intenzione interessata, per ottenere da Dio qualcosa in cambio. Certo è meglio che bestemmiare, ma equivale ugualmente a pronunciare il nome di Dio invano, perché non ci eleveremo alla dimora suprema del Signore fino a quando conserveremo una mentalità interessata:

tasmad asaktah satatam
karyam karma samacara
asakto hy acaran karma
param apnoti purusah

"Si deve dunque agire per dovere, senza attaccamento ai frutti dell'azione, perché agendo senza attaccamento si raggiunge il Supremo" (Bhagavad-gita 3.19).

Un gradino più su, e siamo al livello del karmayoga; il cuore gradualmente si purifica da ogni desiderio separato dalla volontà di Dio grazie alla pratica devozionale, e a mano a mano che ciò accade il santo nome risuona sempre più in profondità mentre viene pronunciato.

Dal sakama karmayoga, lo stadio neofita, si passa al niskama karmayoga, per poi raggiungere le vette del jnanayoga, che è lo stadio della vera e completa rinuncia a favore della soddisfazione del Supremo. Infine si arriva al bhaktiyoga, il puro amore per Dio. A questo livello il nome del Signore penetra completamente in ogni recesso del cuore, colmandolo di gioia spirituale.
Dio ha un numero infinito di nomi, come infinite sono le Sue qualità e le Sue attività. Qualsiasi nome autentico di Dio è buono per essere cantato. Le Scritture Vediche suggeriscono:

hare krsna hare krsna
krsna krsna hare hare
hare rama hare rama
rama rama hare hare

iti sodasakam namnam
kalikalmasa nasana
natah parataropaya
sarva vedesu drsyate

"Le sedici parole del mantra Hare Krsna sono particolarmente indicate per purificare i peccati dell'era di
Kali. Per salvarsi dalle contaminazioni di questa età non esiste alternativa al canto del mantra Hare Krsna. Dopo numerose ricerche operate nei testi vedici non è stato possibile stabilire per quest'era un metodo religioso sublime come il canto del mantra Hare Krsna" (Kalisantaranaupanisad).

Kaliyuga, l'era attuale, necessita di un metodo facile di realizzazione spirituale, perché sembra che nessuno abbia mai tempo sufficiente, e la mente è sempre sotto stress. Il mantra Hare Krsna è talmente semplice che anche un bambino può cantarlo. E' una vera e propria invocazione a Dio, ed è l'essenza di ogni preghiera. L'anima si rivolge al Signore chiedendoGli di elargire la Sua misericordia senza causa impegnandolo in un servizio devozionale sempre più puro e incondizionato. Infatti è affermato nello SrimadBhagavatam 1.2.6:

sa vai pumsam paro dharmo
yato bhaktir adhoksaje
ahaituky apratihata
yayatma suprasidati

"L'occupazione suprema (dharma) per tutta l'umanità è quella grazie a cui si può ottenere il puro servizio devozionale al Signore trascendentale. Tale servizio devozionale deve essere immotivato e ininterrotto per soddisfare completamente l'anima".

Il mantra Hare Krsna contiene tre nomi di Dio: Hare, la potenza devozionale del Signore, Krsna, Colui che attrae tutti col proprio fascino senza fine, e Rama, la fonte di ogni gioia.
Concludendo, Srila Bhaktivinoda Thakura ci ricorda:

namakara bahir haya
nama nahi haya

"La mera recitazione delle sillabe del santo nome non significa in realtà, cantare il santo nome". Perciò qualsiasi nome tu scelga di cantare "Non nominare il nome di Dio invano".
(Continua nel prossimo numero)















MAHA-BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa



Con questo numero prosegue la pubblicazione
del Sabhaparva del MahaBharata;
qui di seguito vengono riportati
i capitoli dal VI al X.



Capitolo 6


Sri Vaisampayana disse:

"Dopo che il grande saggio ebbe finito di parlare, Yudhisthira, re della virtù, gli dimostrò la sua grande stima e, con il permesso dell'illustre maestro, rispose, una ad una, alle molte domande.
"Mio signore", disse il monarca, "tu hai indicato la giusta norma di condotta poiché conosci molto bene i doveri religiosi di un re. Con ogni forza e secondo giustizia, io applico seriamente questa norma. Senza dubbio i re del passato adempirono i loro doveri con scrupolo e per il giusto fine, ottenendo meritati successi per quello che realizzarono e per come agirono. Noi aspiriamo a proseguire il loro nobile cammino, mio signore, sebbene sia difficile percorrere la via tracciata da re tanto esperti nel controllo di se stessi.
Detto questo e dopo aver onorato il saggio, il virtuoso monarca si interruppe per un istante; poi, vedendo che era il momento e che il saggio sedeva pacificamente assorto in meditazione, Yudhisthira dalla mente ampia, figlio di Pandu, sedendogli vicino, interrogò alla presenza degli altri sovrani Narada il sapiente, che aveva viaggiato dovunque nel mondo materiale e spirituale:
"Muovendoti alla velocità del pensiero, tu viaggi costantemente nell'universo e osservi i numerosi e variegati pianeti creati molto tempo fa da Brahma. O brahmana, hai mai visto prima d'ora una sala per assemblee come questa o una addirittura migliore? Sii gentile e rispondi alla mia domanda".
Dopo aver ascoltato le parole di Dharmaraja, Narada sorrise e replicò al Pandava con tono affabile:
"Dagli esseri umani, caro re, non ho mai visto né sentito parlare di una sala bella come la tua, o Bharata. Ma ti posso descrivere quelle del signore della giustizia, del saggio Varuna, del re Indra e del deva Siva che dimora nella Kailasa. Posso parlarti del divino palazzo di Brahma, dove si dilegua ogni stanchezza, qualora tu, o Bharatarsabha, sia intenzionato ad ascoltarmi".
Dopo che Narada si fu rivolto a lui in questo modo, Dharmaraja Yudhisthira, attorniato dai fratelli e da tutti i re, replicò a mani giunte. Così disse Dharmaraja dall'ampia mente: "Ti prego, descrivi tutte queste sale, è nostro desiderio ascoltarti. O brahmana, con quali materiali furono costruite e quali sono le loro misure? Chi è che serve il progenitore Brahma nella sua sala per assemblee? E chi è al servizio di Indra, re dei deva, e di Yama, figlio del deva del Sole, e di Varuna e di Kuvera, nelle loro rispettive sale? La nostra curiosità è grande e desideriamo ascoltarti mentre ci spiegherai tutto ciò, così come davvero è." Dopo che il Pandava si fu rivolto a lui in questo modo, Narada gli rispose: "Monarca, ora ascoltami mentre descriverò una ad una quelle sale per assemblea".







Capitolo 7


Narada Muni disse:

"Pieno di luce, il divino palazzo di Indra risplende come il sole. Egli lo conseguì grazie alle sue prodezze, o Kauravya, e lui stesso lo costruì. Pur misurando 100 yojana di ampiezza, 150 di lunghezza e 5 di altezza, si libra nell'aria e si muove secondo il desiderio di Indra. Vecchiaia, afflizione e debolezza sono bandite da quella reggia, e neppure vi è traccia di paura o dolore in quel luogo luminoso e di ottimo auspicio. E' ricco di sale e di seggi, e il suo affascinante aspetto è reso ancor più incantevole da alberi celestiali. Nella sala per le assemblee, o Partha, su di un trono soprelevato, siede il re dei deva con sua moglie, la graziosa e splendida Mahendrani. Mio caro Bharata, mostrandosi con un corpo di indescrivibile bellezza, Indra indossa una corona, un candido vestito, dei bracciali rossastri, una ghirlanda colorata e siede con l'Umiltà, la Fama e lo Splendore personificate. In quella sala, o re, da ogni lato, i deva del vento dalla mente volta verso la vita di famiglia con i mistici perfetti, i pii saggi, i Sadhya e moltitudini di esseri celesti, adorano sempre l'eccelso Indra, che compì cento sacrifici. Questi personaggi e il loro seguito, tutti dotati di corpi molto belli, magnificamente ornati, servono la grande anima, il re dei deva, che sempre sa domare i suoi nemici. Similmente, Partha, tutti i divini saggi, puri di cuore, liberi dal peccato e splendenti come il fuoco, siedono vicino a re Indra. Quei puri depositari del nettare celestiale sono alieni dal peccato, potenti e infaticabili. Tra di essi vi sono Parasara, Parvatas e anche Savarni, Galava, Sankha, Likhita e il muni chiamato Gaurasira; Durvasa, Dirghatapa, Yajnavalkya e Bhaluki, Uddalakah, Svetaketu e il potente Satyayana; Havisman, Gavistha, re Hariscandra, Hrdya e Udarasandilya, Parasarya e Prsihvala, Vataskandha, Visakha, Vidhata e anche Kala, Anantadanta, Tvasta, Visvakarma e Tamburu. Alcuni nati di donna, altri no, questi saggi possono vivere nutrendosi di aria, si dedicano al rito del fuoco sacro e, con fare rispettoso, siedono in presenza del controllore di tutti i mondi, che regge il tuono.
Al suo servizio vi sono anche i saggi Sahadeva, Sunitha e il sublime asceta Valmiki, Samika, Satyavan e l'onestissimo Praceta, Medhatithi, Vamadeva, Pulastya, Pulaha, Kratu, Marutta e Marici, Sthanu e il grande mistico Atri, Kaksivan, Gautama, Tarksya ed anche il pensatore Vaisvanara, il filosofo Kalakavrksiya, Asravya e Hiranyada, Samvarta, Devahavya e il poderoso Visvaksena.
Sono presenti inoltre le divine Acque e le Erbe medicinali, insieme con la Fede, l'Intelligenza, Sarasvati dea del sapere, l'Utilità, la Pietà, il Desiderio e la Folgore, o Pandava, e poi le nuvole cariche di pioggia, i venti, il tuono, l'Oriente e i ventisette fuochi che sostengono il rito sacrificale, Agni e Soma, il fuoco di Indra, Mitra, Savita e Aryama, Bhago, Visve, i Sadhya, Shukra e Manthi, o Bharata.
I sacrifici e le oblazioni sacrificali, le stelle influenti, le formule sacre e i mantra che accompagnano il sacrificio, tutto è al servizio di Indra. Similmente, o Monarca tra gli uomini, gli incantevoli Gandharva con danze, concerti, canti e spettacoli teatrali di ogni genere deliziano il re dei deva, colui che celebrò 100 riti. Essi lodano in lui l'eccelso uccisore di Bala e di Vrtra, con preghiere bene auguranti ed audaci imprese.
I saggi brahmana, i re simili a saggi e tutti i sommi sapienti, a bordo di navi stellari splendenti come il fuoco e variegate nei modelli, altre nobili creature ben ornate e arricchite di ghirlande e altri personaggi ancora, arrivano e partono da quella sala per assemblee. Anche Brhaspati e Sukra li accompagnano. Queste e molte altre persone illustri, ligie ai propri voti, intente a raggiungere la perfezione, belle e piacevoli da guardare quanto lo è la luna, giungono con le loro aeronavi, anch'esse luminose come la luna e, per ordine diretto di Brahma, o monarca, anche Bhrgu e i sette saggi si recano in questo celeste palazzo. Re, io ho visto la sala per assemblee di Indra, nota come Puskaramalini. Ora ascoltami, sovrano senza peccato, che ti parlerò delle altre.







Capitolo 8


Narada Muni disse:

"Yudhisthira, ora ti descriverò la divina sala che Visvakarma costruì per Vaivasvata (Nome patronimico di Dharma o Yama, figlio di Vivasvan, il deva del sole). Ascoltami! Quella vasta sala splendente, o re, misura ben cento yojana in lunghezza e in ampiezza, o Pandava. Luminosa come il sole, da ogni lato meravigliosamente fulgente, capace di spostarsi a piacimento, mai troppo calda o troppo fredda, essa è una delizia per la mente. In quella sala non si annidano vecchiaia, fame o sete, non vi è traccia di dolore, miseria, stanchezza e niente si rivela ostile o sgradevole. Tutti i piaceri, siano essi divini o umani, vengono colti, e vi si può gustare in abbondanza una ricca e squisita varietà di cibi, o domatore dei nemici.
Le ghirlande sono fragranti e gli alberi sempre adorni di fiori e di frutti; vi scorrono acque incantevoli, sia fresche che calde. In quel palazzo, caro sovrano, i pii consiglieri reali e i profeti dei Veda, alieni dal peccato, servono Yama, figlio di Vivasvan, con entusiasmo e in letizia.
Gli illustri re sono Yayati, Nahusa, Puru, Mandhata, Somaka, Nrga, e Trasadasyu, Turaya, Krtavirya, e Srutasrava; Aripranud, e Susimha, Krtavega, Krti, Nimi, Pratardana, Sibi, Matsya, Prthvaksa, e Brhadratha; Aida, Marutta, Kusika, Sankasya, Sankrti, Bhava, Caturasva, Sadasvormi, e Re Kartavirya; e Bharata, e Suratha, Sunith, Nala di Nisadha, Divodasa, Sumana, Ambarisa, Bhagiratha; Vyasva, Sadasva, Vadhryasva, Pancahasta, Prthusrava, Rusadgu, e Vrsasena e il potente Ksupa. Rusadasva, Vasumana, Purukutsa, famoso per il suo stendardo e per il suo carro, Arstisena, e Dilipa e la grande anima Usinara; Ausinara, Pundarika, Saryati, Sarabha, Suci, Anga, e Arista, e Vena, Duhsanta, Sanjaya, Jaya; Bhangasvari, e Sunitha, Nisadha, e Tvisiratha; Karandhama, Bahlika, Sudyumna, e il potente Madhu; Kapotaroma, Trnaka, Sahadeva e Arjuna; Rama figlio di Dasaratha, e anche Laksmana, e Pratardana; Alarka, e Kaksasena, Gaya, e anche Gaurasva, Rama figlio di Jamadagni è qui, come Nabhaga, e Sagara; Bhuridyumna, Mahasva, e Prthvasva, e Janaka, re Prthu figlio di Vena, Varisena, Puruja, Janamejaya; Brahmadatta, e Trigarta, e re Uparicara; Indradyumna, Bhimajanu, Gaya, Prstha e Naya il senza peccato; Padma e Mucukunda, Bhuridyumna e Prasenajit, Aristanemi, Pradyumna, Prthagasva e Ajaka, i 100 monarchi Matsya, i 100 Nipa e i 100 Haya, i 101 Dhrtarastra e gli 80 Janamejaya, i 100 Brahmadatta, i 100 Nri in lotta, il re santo Santanu e tuo padre Pandu, Usadgava, Sataratha, Devaraja, Jayadratha, il re santo Vrsadarbhi con Dhama e i suoi ministri, e poi ancora migliaia di Sasabindu che, dopo aver celebrato molti e imponenti sacrifici del cavallo, giunsero in quel luogo portando generose offerte. Questi pii e gloriosi sovrani, saggi come profeti e molto famosi, servono il signore della giustizia in quella sala per assemblee, o re santo.
Tra i saggi vi sono anche Agastya e Matanga, le personificazioni del Tempo e della Morte, coloro che offrono sacrifici e i Siddha che si manifestano in corpi dotati di grandi poteri mistici. Sono presenti gli Agnisvatta, i progenitori e coloro che si nutrono della schiuma e dei vapori del cibo, gli antenati più rispettosi della legge e quelli che siedono sull'erba sacrificale, la Ruota del tempo in persona e lo stesso signore del fuoco che assapora l'oblazione.
Nella reggia del signore della giustizia sono presenti anche quegli uomini che hanno tenuto un comportamento scorretto e che hanno incontrato la morte mentre il sole volgeva verso Sud. Gli uomini di Yama, indaffarati a sbrigare gli affari del tempo, gli alberi Asoka e Palasa, Kasa e Kusa e altri tipi di flora, tutti servono il sovrano della giustizia con corpi immuni da ogni sofferenza. Questi e molti altri personaggi siedono alla corte del re della giustizia ed è impossibile enumerare tutti i loro nomi e le loro imprese.
Dopo aver praticato lunghe austerità, Visvakarma costruì quella grande e incantevole sala per assemblee, o Partha, capace di muoversi a piacimento. Mistici dal cuore mite che hanno purificato e perfezionato le proprie vite per mezzo di attività sante, veritieri e fedeli ai propri voti, inflessibili nelle loro ascesi, con corpi luminosi, fulgenti e adorni di abiti belli e lindi, tutti costoro, o Bharata, si recano in quella sala che risplende e brilla per sua propria virtù. Sono tutti ornati con bracciali lucenti, ghirlande colorate, orecchini brillanti ed altri effetti personali, e abbelliti dagli atti pii che essi san compiere così bene.
I grandiosi Gandharva e gli ospiti delle Apsara sono presenti a centinaia e tutt'intorno risuona un concerto di strumenti musicali, con mimi e canti, risa e balli. Fragranze e suoni di buon auspicio, Partha, e ghirlande celestiali si diffondono ovunque in quella sala. Centinaia di migliaia di persone belle, intelligenti e virtuose circondano e servono il signore delle creature, il nobile sovrano della giustizia. Monarca, proprio così è la sala per assemblee di quel magnanimo che è il re dei progenitori. Ora ti descriverò quella di Varuna, conosciuta anche come Puskaramalini.







Capitolo 9


Narada Muni disse:

Yudhisthira, il bianco palazzo di Varuna, divino e splendido, con le sue pareti e le sue arcate slanciate, è simile per dimensione a quello di Yama. Costruito da Visvakarma, sorge sopra una distesa d'acqua ed è circondato da alberi adorni di gioielli celesti, carichi di frutti e di fiori. Vi si trovano pergolati dai tetti azzurri, gialli, neri, blu, bianchi e rossi, decorati con grappoli di fiori. In quella dimora è una dolcezza sentir cantare centinaia di migliaia di uccelli colorati, dalla bellezza indescrivibile. Là tutto è piacevole al tatto e non sente né il caldo né il freddo. Quella affascinante bianca sala delle riunioni, fornita di un gran numero di siti provvisti di seggi, è custodita da Varuna. O Bharata, vestito con abiti tempestati di gioielli divini, meravigliosamente ornato, egli la presiede assieme a Varuni, la sua signora. Accanto a Varuna, signore delle acque, siedono gli Aditya decorati con ghirlande, che sottolineano i loro movimenti quando si spostano.
Quella sala delle assemblee accoglie anche Vasuki, Taksaka e il Naga di nome Airavata. C'è Krsna, Lohita, Padma e il potente Citra; i due Naga di nome Kambala e Asvatara, Dhrtarastra, Balahaka, Maniman, Kundaladhara, Karkotaka e Dhananjaya; Prahlada, Musikada e anche Janamejaya. Tutti portano stendardi e cerchi, ed estendono i loro "cappelli". O Yudhisthira, nel palazzo molti altri serpenti servono instancabili il magnanimo Varuna.
Gruppi di Daitya e di Danava come Bali, il re Vairocan e il conquistatore del mondo Naraka; Prahlad, Vipracitti e tutti i Kalakhanja; Suhanu, Durmukha, Sankha, Sumana, Sumati, Svana, Ghatodara, Mahaparsva, Krathana e Pithara; Visvarupa e Surupa, Virupa e Mahasira; Dasagriva, Bali, Meghavasa e Dasavara; Kaitabha, Vitatuta, Samhrada e Indratapana sono lì riuniti. Tutti questi Daitya e Danava sono adorni di stupendi orecchini, ghirlande, corone e indossano vesti divine. Essi hanno ottenuto grandi privilegi; sono tutti eroi che hanno messo da parte la morte. In quell'immensa sala delle assemblee, sempre tenuti dai legami della giustizia e fedeli ai propri voti, essi assistono il magnanimo Varuna.
I quattro oceani, fiumi come Bhagirathi, Kalindi, Vidisa, Venna, Narmada, Vegavahini, Vipasa e Satadru, Candrabhaga e Sarasvati, Iravati, Vitasta, Sindhu e Devanada; Godavari, Krsnavenna e l'eccellente Kaveri; altri fiumi, guadi sacri, laghi e sorgenti zampillanti, tutti sono personalmente presenti nel palazzo di Varuna.
Yudhisthira, vi si trovano anche laghetti e stagni nella loro forma personale. O Bharata, anche i punti cardinali, la Terra, i monti che la sostengono e tutto ciò che si muove nell'acqua venerano il magnanimo Varuna.
Schiere di Gandharva, di Apsara e di musici cantori si riuniscono in quella nobile sala per glorificare Varuna. Le montagne ricche di gemme preziose, sostegno della terra, le linfe e i succhi delle loro pendici, sono tutti là presenti per porgere il loro omaggio al signore. Migliore dei Bharata, io sono disceso personalmente là e ho contemplato l'affascinante residenza di Varuna. Ora ascoltami che ti dirò dell'immensa reggia di Kuvera, tesoriere dei Deva.







Capitolo 10


Narada Muni disse:

Re, la bianca sala delle assemblee di Kuvera, luminosa, splendida come la luna, è lunga 100 yojana e larga 70. Fu lo stesso Kuvera a costruirla con la forza delle sue ascesi. Re, essa può spostarsi per i cieli paradisiaci, apparendo come la cima del monte Kailasa. Trainato dai Guhyaka, quell'edificio, decorato con immagini raffiguranti nobili alberi dorati, sembra appeso al firmamento. Radioso, splendente, incantevole, divinamente profumato, simile per aspetto ad una nuvola bianca o ad un picco di montagna, sembra fluttuare nello spazio.
In quel palazzo, Vaisravana, Kuvera è il re. Indossando abiti dai colori sgargianti assieme a gioielli e orecchini rilucenti, egli siede, puro e luminoso come il sole, sopra un trono magnifico dalla struttura celestiale, con cuscini ai piedi e attorniato da una moltitudine di donne. Un puro vento di brezza porta la fragranza di nobili alberi corallini, di selve profumate, dei fiori di loto che decorano lo stagno Alaka e di una foresta di sandalo; quella brezza profumata, che allieta la mente e il cuore, serve Kuvera.
Bharata, là esseri celesti e Gandharva, circondati da migliaia di Apsara, intonano canti divini accompagnandosi con melodie celestiali.
Misrakesi, Rambha e Citrasena dal sorriso innocente, Carunetra e Ghrtaci, Menaka e Punjikasthala, Visvaci, Sahajanya e Pramloca, Urvasi, Ira e Varga, Saurabheyi e Samici, Budbuda e Lata, insieme a migliaia di altre Apsara abili nel canto e nella danza, intrattengono il signore della ricchezza, o Pandava. Sempre satura delle danze e dei canti divini dei Gandharva e delle Apsara, quella sala delle assemblee irraggia bellezza.
Bharata, i Gandharva conosciuti come Kinnara e quelli noti come Nara, centinaia di migliaia di Yaksa fra i quali Manibhadra, Dhanada, Svetabhadra e Guhyaka, Kaseraka, Gandakandu e Pradyota dalla grande forza, Kustumburu e Pisaca, Gajakarna, Visalaka, Varahakarna, Sandrostha, Phalabhaksa, Phalodaka, Angacuda, Ikhavarta, Hemanetra, Vibhisana, Puspanana, Pingalaka, Sonitoda, Pravalaka, Vrksavasyaniketa e Ciravasa, una espansione divina della Dea della Fortuna, e Nalakubara, sono sempre pronti a servirlo.
Io stesso e molti altri come me, grandi maestri e saggi divini, visitiamo spesso quella sala splendente Vi si reca anche il Signore Siva, marito di Uma e signore degli animali, che ha tre occhi e ha ucciso Bhaganetra. Egli brandisce il tridente ed è sempre accompagnato dalla sua consorte divina; è circondato da centinaia di migliaia di esseri spettrali, da nani spaventosi, da creature deformi con gli occhi iniettati di sangue che si muovono alla velocità del pensiero e impinguano mangiando carne, grasso e midollo. Creature spaventose a vedersi e persino a sentirne parlare, impugnano armi terribili mentre sfrecciano come un vento possente. Tigre tra i re, attorniato da costoro, Siva siede sempre accanto al suo amico Kuvera, il dio delle ricchezze.
Re, ho potuto contemplare quella sala delle riunioni muoversi per lo spazio etereo. Adesso ti descriverò la sala del Progenitore, quella dove non si prova fatica alcuna.
(Continua sul prossimo numero)















CALENDARIO VAISNAVA

Hrsikesa Masa
8 agosto - 6 settembre

2 Settembre: Ekadasi. Digiuno completo fino a mezzogiorno per la festa del giorno seguente. Per il resto della giornata: digiuno di legumi e cereali.
3 Settembre: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 06:40 alle 11:03. Apparizione di Sri Vamana Deva. Apparizione di Srila Jiva Gosvami.
4 Settembre: Apparizione di Srila Bhaktivinoda Thakura. Digiuno fino a mezzogiorno.
5 Settembre: Scomparsa di Srila Hari Das Thakura.



Padmanabha Masa
7 settembre - 5 ottobre

7 Settembre: Inizia il terzo mese di Caturmasya. Digiuno di latte per un mese.
16 Settembre: Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
17 Settembre: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 06:56 alle 11:05.
1 Ottobre: Ramacandra Vijayotsava.
2 Ottobre: Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
3 Ottobre: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07:14 alle 07:50.
5 Ottobre: Krsna Saradiya Rasayatra. Scomparsa di Murari Gupta.



Damodara Masa
6 ottobre - 1 novembre

6 Ottobre: Inizia il quarto mese di Caturmasya. Digiuno di urad dahl per un mese.
9 Ottobre: Scomparsa di Narottama Das Thakura.
13 Ottobre: Apparizione di Viracandra.
15 Ottobre: Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
16 Ottobre: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 08:44 - 10:10.
21 Ottobre: Govardhana Puja, Go Puja, Go Krda. Apparizione di Rasikananda.
22 Ottobre: Scomparsa di Vasudeva Ghosa.
24 Ottobre: Scomparsa di Srila Prabhupada (digiuno fino a mezzogiorno).
28 Ottobre: Scomparsa di Gadadhara Gosvami, di Dhananjaya Pandit e di Srinivasa Acarya.
31 Ottobre: Ekadasi. Scomparsa di Gaura Kisora (digiuno fino a mezzogiorno).

n.b. Gli orari indicati per l'interruzione dei digiuni tengono conto delle variazioni apportate dall'ora legale.















La Festa Della Domenica

Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida festa!

La Festa sarà animata da conferenze,
danze e canti trascendentali.

Sarà l'occasione per conoscere
l'antica saggezza dell'India.

Inoltre potrete gradire le succulente specialità
vegetariane che vi saranno servite durante il banchetto della serata.



Templi principali

BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola)  24040 Chignolo d'Isola (BG) - Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2  Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO)  Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108  50026 San Casciano Val di Pesa  Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700  01036 Nepi (VI) - Tel. 0761/527038  527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9  Albettone (VI)  Tel. 0444/790573

Svizzera italiana:
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco  6862 Rancate  Tel. 0041/91/6466616



Centri Culturali

ASTI Frazione Valle Reale, 20  14018 Roatto (AT)  Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17  25121 Brescia  Tel. 030/2400995
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5  20123 Milano  Tel. 02/862417
PADOVA Centro Culturale Hare Krishna, corso del Popolo, 1 - Padova - Tel. 049/8751219
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27  00186 Roma  Tel. 06/6832660










Fine del numero di settembre-ottobre 1998.